L’accordatura affascina il musicista “teorico” per l’equilibrio dei rapporti tra i suoni; la bellezza dello strumento e della musica è messa in rilievo dal sistema di accordatura e dal grado di raffinatezza che l’accordatore raggiunge nel proprio mestiere.

Occorre fare una netta distinzione tra la teoria, che si avvale di strumenti matematici, e la pratica, che deve anche prendere in considerazione il meccanismo di produzione del suono. Infatti la natura del mezzo elastico influisce enormemente sulla vibrazione acustica. Il fenomeno della disarmonicità delle corde nel pianoforte e nel clavicembalo, ad esempio, impone all’accordatore l’adozione di opportuni schemi di adattamento alle caratteristiche tecniche di ogni singolo strumento. Infatti la dimensione, la lunghezza e il tipo di metallo fanno sì che le corde producano armonici peculiari, che l’accordatore deve rispettare. Quindi un’ottava, intervallo che nella teoria è sempre e univocamente individuato dal rapporto 2:1, nella pratica potrà invece scostarsi da tale rapporto per suonare senza battimenti, armonicamente corretta. Analogamente, anche gli altri intervalli, in particolare decima e duodecima, dovranno essere adeguati alle peculiarità acustiche delle corde vibranti, quasi sempre migliorando molto l’eufonia complessiva del sistema di accordatura.

Nel caso dell’organo il mezzo vibrante che produce il suono è il getto d’aria che fuoriesce dalla bocca della canna. Non si verificano fenomeni analoghi a quello della disarmonicità delle corde, tali da interferire profondamente con il sistema di accordatura. Possiamo dire che gli schemi teorici sono più evidenti nell’accordatura dell’organo.

L’arte dell’accordatura è dunque il punto d’incontro della teoria con la pratica. La successione di quinte pure non genera un ciclo chiuso, ma una sorta di spirale aperta senza fine: ciascuna nuova nota non si sovrappone mai perfettamente ad alcuna delle precedenti. Dopo i primi dodici passi è così necessario cercare un compromesso per terminare la generazione di note e congiungere l’ultimo gradino al primo.

Nel corso di cinque secoli di storia sono stati introdotti sistemi di accordatura che si piegavano al gusto e alle esigenze dei musicisti: oggi possiamo seguirne l’estetica e la prassi per farne rivivere l’opera.

Negli articoli che illustrano i vari sistemi di accordatura ho allegato files MIDI realizzati per il semplice scopo di dimostrare praticamente ciò che qui interessa: non ci si aspetti quindi un’esecuzione “musicale”…

Per facilitare l’ascolto dei battimenti consiglio di impostare uno strumento a suono continuo, (ad esempio Clarinet) ovviamente non vibrato, poiché con il timbro di pianoforte i battimenti sono decisamente poco sensibili. Con l’uso di software idoneo si possono ottenere trasposizioni del brano a toni lontani, dove maggiormente si notano i cambiamenti di colore degli accordi.

Software consigliato

Un semplice ma efficace programma che legge e riproduce file MIDI mostrando lo spartito è NoteWorthy. Nel sito si trovano alcune versioni freeware, limitate alla sola visualizzazione e riproduzione audio dei files composti con il software completo.
Il programma Scala consente di analizzare in dettaglio i sistemi di accordatura: con esso ho ricavato alcuni dati che ho poi organizzato in un foglio elettronico. Il programma si integra con l’utilissimo MegaMID.
Il programma CSound è di estrema utilità per chi si occupa di acustica e musica elettronica. Ad esso aggiungo Pure Data.
Questi softwares sono maturi e stabili, hanno decenni di vita, e sono costantemente aggiornati. Ne esistono versioni per tutti i sistemi operativi, con specializzazioni in molti settori, dalla didattica alla ricerca, dall’esecuzione alla composizione.