Il primo progetto di un organo per la chiesa di Zoppè di Cadore (BL) risale al 1892, quando fu interpellata la Premiata Fabbrica d’Organi Zanfretta e Figli di Verona. Il contratto fu firmato il 20 maggio 1895 per il prezzo di 1300 lire. Tre mesi più tardi gli operai stavano già lavorando al montaggio in chiesa, mentre falegnami locali costruivano la cassa. Il collaudo fu effettuato all’inizio del mese di settembre dal professor Pellegrino Marconi. Nell’ottobre del 1896 un incendio devastò il paese e la chiesa. Zanfretta fu richiamato per ricostruire lo strumento, recuperando ciò che poteva. L’organo fu probabilmente consegnato nel 1899.
Circa trent’anni dopo, nel 1932-33 la chiesa subì un ampliamento, che comportò anche lo scambio di posizione tra abside e facciata d’ingresso. Perciò la cantoria con la cassa e l’organo furono smantellate e riedificate secondo il nuovo orientamento. Non è noto chi abbia effettuato i lavori, probabilmente artigiani locali.
Al momento del sopralluogo lo strumento si trovava in condizioni di completa inefficienza, ma lo stato di conservazione delle canne più antiche era discreto. In epoca più recente fu ampliato, furono ricostruiti i somieri con sistema elettro-pneumatico, fu rifatta la consolle, il mantice venne sostituito. La Comunità di Zoppè ha manifestato il desiderio di recuperare lo strumento. Dopo l’esame della situazione, si è formulata un’ipotesi di recupero del materiale fonico originale, nel contesto di uno strumento sostanzialmente nuovo e più ampio.
Dunque il Principale ed il Ripieno (VIII-XV-XIX-XXII) sono antichi, come pure la Voce Umana, il Bordone 8′ e il Flautino 4′. Questi registri sono stati collocati nel Grand’Organo. Sono state necessarie integrazioni nuove soprattutto nella prima ottava grave di Principale e Bordone, e nelle ottave acute della Voce Umana. Si è ricostruita in copia la fila di XII. Due file acute di Ripieno, (XXVI-XXIX) introdotte da Rizzardini, sono state conservate, ma collocate su una stecca autonoma. Tutte le canne originali hanno subito ad opera di Rizzardini spostamenti, accorciamenti del corpo e modifiche sostanziali di intonazione. Dodici canne di facciata furono impiegate nella Voce Umana a partire dal Do2; furono tagliati e accorciati i piedi e corpi: è stato possibile recuperarle interamente e inserirle nel prospetto.
Il secondo corpo d’organo, l’organo espressivo, è composto dal materiale moderno introdotto con la riforma di Rizzardini (Viola, Flauto 8′, Voce Celeste). A questi registri se ne sono aggiunti due: un Flauto armonico 4′ e un Oboe 8′. I violeggianti sono di zinco nelle ottave gravi, sono di fattura industriale; si è cercato di armonizzarli con il contesto. Il Flauto reale 8′ presenta nella prima ottava canne di legno tappate, piuttosto strette, quindi canne di zinco. Dal Do3 tuttavia è stato ricostruito, usando come riferimento le misure adottate da Zanfretta nell’organo di Merlara (PD). Il Flauto armonico 4′ è interamente nuovo. Un discorso a parte richiede l’Oboe 8′. Inizialmente anch’esso doveva essere nuovo. Poi è stata segnalata l’esistenza di un intero registro d’oboe attribuibile a Zanfretta presso un collega organaro. Sebbene armonizzare registri così disomogenei per carattere e fattura sia molto difficile, il desiderio di recuperare anche queste canne ha comportato una modifica del progetto originario, con la costruzione di nuovi zoccoli di legno per l’alloggio delle ance.
Il pedale mantiene il Bordone 16′ costruito da Rizzardini, cui si accompagna un Violone 8′ costruito in copia dall’esemplare di Merlara.
Lo spazio nella cassa è assai ridotto, proporzionata come è per uno strumento di medie dimensioni, con un solo manuale e pedale e con un prospetto alto poco più di 4′. Tuttavia, avendo collocato all’esterno lungo i due fianchi le canne maggiori del Subbasso, è stato possibile porre i quattro somieri di Grand’organo ed Espressivo sullo stesso piano, separati da uno stretto corridoio che, per quanto disagevole, permetta almeno l’accesso per manutenzione e accordatura. La manticeria è composta da quattro riserve autonome, alimentate direttamente dal ventilatore, disposte nel basamento contro la parete di fondo. Due piccoli mantici ausiliari collocati sotto il somiere del Grand’Organo e pareti divisorie nella secreta aiutano a stabilizzare il vento.
Disposizione fonica
Grand’organo (58 note)
Organo Espressivo (58 note)
Principale 8′
Flauto reale 8′
Ottava
Flauto armonico 4′
Duodecima
Viola 8′
Decimaquinta
Voce Celeste 8′
XIX-XXII
Oboe 8′
XXVI-XXIX
Bordone 8′
Pedale (30 note)
Flautino 4′
Subbasso 16′
Voce Umana 8′
Violone 8′
Nella chiesa di Sant’Anna a Zoppè di Cadore si conserva anche un organo positivo (opera di Domenico Gasparrini, 1746) che fu donato alla chiesa da don Osvaldo Bortolot nell’ultimo decennio del XX secolo.
Si è concluso nel mese di ottobre 2012 il restauro dell’organo positivo conservato nell’oratorio dell’Annunziata, presso palazzo Amoretti ad Avellino.
Lo strumento è attribuibile a un anonimo organaro campano del secolo XIX: sul fronte dell’ultimo ventilabro a destra nella secreta è scritta ad inchiostro nero la data 1855 | P. I. Alcune modifiche novecentesche sono attribuibili all’organaro d’Orsi (o d’Urso) di Solofra che firma il proprio intervento sul condotto portavento presso il raccordo con la secreta del somiere: Accomodato per lire 200 | con la pedaliera | ai 24/11 1920 | Cav. d’Orsi e figlio. Pubblico di seguito un estratto dalla relazione conclusiva.
La cassa
L’organo è contenuto in una cassa lignea ad armadio, staccata dal muro, dipinta, composta da due comparti: il basamento e il corpo. Quest’ultimo contiene i somieri con le canne, le parti della trasmissione e la tastiera.
Il prospetto
Il prospetto è composto da tre campate con profilo piatto, delimitate da quattro lesene collegate da tre semplici asticelle. La cassa è impreziosita da un frontone ad arco spezzato. Il prospetto è chiuso da due sportelli simmetrici, ciascuno diviso in due sezioni di diversa altezza, ruotanti su cardini di ferro battuto e fermati da semplici ganci di ottone. La cassa superiore al momento dello smontaggio era priva della chiusura posteriore, del soffitto e della maschera frontale. Quest’ultima è stata ricostruita di pioppo e dotata di un leggìo fisso. La facciata è costituita da 19 canne di stagno, distribuite su un unico ordine di tre campate secondo lo schema a tre cuspidi di 7 – 5 – 7, con canne maggiori al centro e minori ai lati; esse appartengono al registro di Principale e la maggiore è il Mi2 lungo poco più di 3 piedi. Il labbro superiore è a mitria, l’inferiore a semicerchio, i piedi hanno altezza variabile in modo che le bocche formino un arco concavo, contrapposto all’andamento delle cuspidi.
La manticeria
I mantici erano perduti; si conservavano due condotti portavento di pioppo tra il somiere e il basamento, un raccordo di castagno con finestrella di ispezione, e un condotto dotato di due bocchette di raccordo ai mantici.
La tastiera e la pedaliera
La tastiera è fissata sul basamento della cassa. Il manuale ha 50 tasti (Do1-Fa5) con prima ottava corta. Il telaio è di noce, i tasti sono di abete con riporti di noce nei punti di passaggio dei perni. Le leve sono fulcrate in coda e guidate frontalmente. Le guide sono di ferro, guarnite con feltro e pelle. I diatonici sono ricoperti con osso di spessore sottile (mediamente inferiore a 2 mm) e il frontalino dei tasti è semplice, diritto. I rialzi dei tasti cromatici sono di ebano, con troncatura frontale leggermente inclinata (circa 5°).
Misure esterne del telaio in mm:753 × 415 × 18
Larghezza totale esterna Do1-Fa5: 694 mm
Distanza esterna Do1-Si1 (ottava corta): 116 mm
Stichmass (Do2-Si4): 485 mm
Lunghezza media della placcatura dei tasti diatonici: 141, suddivisa in due sezioni di 99 e 42 mm
Lunghezza media del rialzo dei tasti cromatici: 98 mm
Rialzo dei tasti cromatici: 11 mm
Altezza del frontalino dei tasti diatonici: 17 mm
Corsa dei tasti: circa 8 mm
La pedaliera a leggìo è di fattura moderna, realizzata con materiale di fortuna: abete, noce, castagno e pioppo. È attribuibile all’intervento di d’Orsi nel 1920, come la piccola riduzione di ferro, di soli 7 catenacci, che si trova sotto la tastiera, nell’incavo del basamento. Le note Do1 e Re2 sono collegate direttamente. L’ingombro complessivo della pedaliera è di circa 490 × 335 × h. 180 mm
Tavola dei registri
I registri sono azionati da tiranti a pomello, fuoriuscenti da una tavoletta di castagno a destra del manuale allineati in due colonne verticali. I pomelli sono di ottone. I tiranti sono di ferro forgiato come i catenacci, che sono vincolati alla tavola di pioppo mediante coppie di blocchetti di noce avvitati. Non ci sono indicazioni di registro sulla tavola. Il Tiratutti aziona un “pettine” di noce che inserisce e disinserisce i quattro registri del Ripieno (VIII, XV, XIX, XXII).
La disposizione fonica è come segue:
Principale [8′]
Voce Umana [8′] (crescente, da Do3)
Ottava [4′]
Flauto in XII [2.2/3′] (cilindrico, da Do2)
Decimaquinta [2′]
Decimanona [1.1/3′]
Vigesimaseconda [1′]
Tiratutti
Le catenacciature
L’organo positivo ha trasmissione meccanica sospesa. La catenacciatura della tastiera, originale, presenta numeri progressivi a inchiostro nero sul lato superiore (verso il somiere) e su quello inferiore (verso la tastiera). La tavola è di pioppo, mentre i catenacci sono di ferro forgiato e sono fissati con occhielli di ferro. I catenacci sono punzonati con numerazione romana. Il collegamento tra la catenacciatura e il somiere di basseria con le prime 8 canne di legno del Principale avviene mediante una seconda serie di catenacci con i bracci ruotati di 90°, che inviano il moto alla catenacciatura secondaria. Questa è dotata di catenacci analoghi ai precedenti, che trasmettono l’azione a 8 pironi di legno dotati di terminali di ferro per aprire i ventilabri passando attraverso la tavola del somiere ausiliario.
I somieri
Il somiere maestro “a tiro” è costruito con un’unica tavola di noce con canali scavati, stecche cuneiformi di noce, coperta di noce divisa in due sezioni longitudinali fermata da viti. I canali sono chiusi da listelli di faggio su cui è applicata carta pesante. L’ordine delle stecche sul somiere dalla facciata al fondo è come segue: Principale, Voce Umana, Ottava, Flauto in XII, XV, XIX, XXII. La secreta è di pioppo e ha due antine di noce, ciascuna con due pomelli di ottone per l’apertura. Esse sono fissate alla tavola inferiore della secreta mediante strisce di pelle incollate. Sono tenute chiuse da naselli di noce inchiodati sulla cintura del somiere. I ventilabri sono di pioppo, doppiamente impellati e incollati direttamente sulla tavola; sono numerati a inchiostro anteriormente. I tiranti entrano nella secreta attraverso il fondo guarnito semplicemente con una striscia di pelle forata. I ventilabri sono tenuti in posizione da spilli d’ottone posti ai lati. L’ordine dei canali da sinistra a destra guardando la facciata è come segue (sono sottolineate le note in facciata):
I numerosi trasporti nelle coperte sono stati scavati con lo scalpello per una profondità di circa 17 mm. A mezzo fra coperta posteriore e anteriore sono ricavati due trasporti a sinistra, uno al centro e altri due a destra, per alimentare le canne di Ottava (ai lati) e di Flauto (al centro): essi sono sigillati fra le due coperte con pelle molto sottile e colla garavella. Ci sono tre “polpette” incollate sulle coperte per alimentare ai lati le canne Do1 e Re2 della XV e nella zona mediana destra una canna della Voce Umana (Fa#4). L’ingombro complessivo del somiere in pianta è di 1382 × 396 mm e il manufatto è perfettamente alloggiato nella cassa, sostenuto da due squadre di pioppo fissate con chiodi al lato interno sinistro della cassa e da due supporti di pioppo ancorati al basamento nella parte destra. Due viti d’ottone passanti nel fianco destro della cassa all’altezza della coperta lo immobilizzano. La tavola di noce massello ha uno spessore di 51 mm, e misura 1254 × 336 mm. I canali sono scavati mediante scalpello. Sono lunghi 289 mm e profondi mediamente 30 mm.
Il crivello è di pioppo. È ancorato al somiere mediante 8 piedini di pioppo inchiodati e avvitati sulla coperta nella metà posteriore e vincolato alle due paraste centrali del prospetto nella metà anteriore. La tavola del crivello è di forma approssimativamente rettangolare, lunga 1207 mm con larghezza massima nei punti di ancoraggio alle paraste, 366 mm a sinistra e 372 mm a destra. Lo spessore è di 8 ˜ 9 mm; l’altezza totale dei sostegni è di 230 mm (10 mm circa di piede e 220 mm di gambo).
Le canne
Le canne metalliche interne sono di buona fattura, costruite in lega di piombo con poco stagno. La lastra è di consistenza molto tenera, piallata su ambedue i lati; si sono riscontrate sfogliature che fanno pensare a trafilatura del metallo. Le canne di facciata sono di stagno, con lastra molto sottile. La lunga esposizione all’umidità, alla polvere e al guano degli uccelli che hanno infestato la cantoria per decenni ha contribuito alla formazione di uno strato superficiale di metallo degradato e fragile che rende molto delicate le canne. Al momento del restauro presentavano gravi danni di schiacciamento e ammaccature, in particolare le canne di facciata; in queste tuttavia le tracce di “cancro dello stagno” sono minime e localizzate prevalentemente nella zona della legatura. Le canne di legno di castagno presentavano scollature e fessurazioni. I danni maggiori sono imputabili a maldestre accordature a squarcio e spostamenti di nota. Tutte le canne interne di metallo hanno le bocche poste sotto il crivello, i piedi hanno lunghezza crescente dal grave all’acuto.
INTERVENTI DI RESTAURO E RICOSTRUZIONE
Somiere
Il somiere e tutte le parti lignee sono state accuratamente pulite e sottoposte a trattamento antitarlo. Il somiere è stato aperto e smontato, conservando le viti originali. La tavola, le stecche e le coperte sono state ripulite e rettificate a mano. Ampie zone della tavola e delle coperte, specialmente nella metà anteriore del somiere, hanno subito un forte degrado imputabile all’umidità: le viti ossidate si sono cementate con il legno, rendendo necessaria l’estrazione mediante allargamento del foro. Una volta estratte le viti, si è provveduto alla chiusura dei fori con tasselli di noce. Il bordo anteriore della coperta era gravemente compromesso dall’azione del tarlo: si sono ricostruiti l’angolo anteriore sinistro e la parte centrale del margine, conservando fin dove possibile i canali di alimentazione delle canne di facciata. Sul fronte del somiere, dove sono ricavate le antine della secreta, la tavola era già stata riparata in passato con l’incollaggio di una tavoletta di noce di 12 ˜ 14 mm di spessore. Questa si era completamente scollata a causa dell’umidità ed era fortemente attaccata dal tarlo. È stata perciò staccata, pulita e riparata, quindi incollata nuovamente alla cintura. I canali sono stati sottoposti a bagno di colla animale liquida per impermeabilizzarli. I tasselli di faggio che chiudono i canali sono stati ricostruiti quando irrecuperabili.
I ventilabri sono stati puliti, rettificati e reimpellati. Numerose integrazioni si sono rese necessarie: l’umidità ha intaccato gli occhielli di ferro, rendendoli fragili e in molti casi distruggendo il legno circostante. Tutte le vecchie guarnizioni di pelle sono state sostituite. Durante le operazioni di montaggio si è usata esclusivamente colla a caldo. Le viti che fermano le coperte alla tavola sono state disossidate, lubrificate e ricollocate nelle proprie sedi, mentre il fondo della secreta è stato fissato alle pareti con chiodi guarniti con cuoio. Le molle, i ganci e i tiranti di ottone sono stati ricostruiti con filo d’ottone crudo di sezione uguale a quella degli originali.
Crivello
Il crivello è ben conservato. Si è provveduto a consolidare la tavola di pioppo con bagno in soluzione di acetone e paraloid, a stuccare i fori e le gallerie prodotte dai tarli, a distendere le fibre del legno per mezzo di vapore, così da rimettere in forma la superficie imbarcata in alcune zone. I piedini di sostegno del crivello sono stati in parte ricostruiti e resi solidali al crivello stesso con chiodi e colla animale.
Catenacciature
I catenacci dei registri sono stati ripuliti, disossidati, lubrificati con miscela di cera e graffite e fissati alla tavola. Quattro tasti comandano direttamente i ventilabri. I pironi del somiere di basseria sono stati puliti e dotati di nuovi terminali di ottone.
Tastiera e pedaliera
La tastiera conservatasi è di mediocre fattura. L’esposizione all’umidità ha portato al completo scollamento dei riporti di noce in prossimità dei perni di guida in coda e di molte placcature d’osso. Il frontalino del Fa5 è stato ricostruito perché mancante. Dopo la pulizia, i rialzi dei tasti cromatici apparivano fessurati o addirittura scheggiati. Si sono stuccate tutte le crepe e si sono fissati quelli scollati. Si è ricostruito l’occhiello dell’ultimo tasto, che era spezzato. Il modiglione destro di noce è stato ricostruito in copia da quello sinistro. Il frontalino della tastiera e la sottile cornice anteriore sono stati ricostruiti di noce. Si sono ricostruiti i tre occhielli di ottone che fissano la barra di ritenzione in coda ai tasti, e si è rinnovata la guarnizione di feltro tra questa e i tasti. Si sono anche sostituite le guarnizioni di feltro e pelle poste sotto i tasti rispettivamente in coda e in testa. Il telaio è stato pulito, consolidato e stuccato. Si è sostituito un perno di guida in coda del penultimo tasto e nella zona centrale un perno di guida in testa. Il telaio della piccola pedaliera è stato pulito, consolidato e stuccato. Nel lato destro si sono fatte due integrazioni, inoltre la tavoletta su cui sono fissate le molle è stata sostituita. I pedali sono stati smontati, puliti e consolidati. Tre leve sono state ricostruite interamente, una è stata integrata. Le due verghette di ferro che servono da guida ai pedali sono state disossidate e lubrificate. Per attenuare il rumore, si è guarnita con pelle la zona di battuta delle leve nella mascherina. Le molle sono state ricostruite d’ottone crudo.
Manticeria
I mantici sono collocati esternamente alla cassa: si sono rinvenuti nel basamento solo i condotti che raccordano i mantici al somiere. Essi non erano contenuti nella cassa, poiché le dimensioni del basamento e la rientranza della pedaliera non lo permettevano. Si è riscontrato che nel condotto originale di castagno, recante le due bocche di raccordo con i mantici, la luce dell’apertura combacia con quella nel basamento della cassa. Ciò ha permesso di collocare nella giusta posizione i tratti del condotto e ha fornito indicazioni relativamente agli ingombri. I due nuovi mantici a libro con cinque pieghe interne sono stati costruiti in copia da modelli storici, con tavole di pioppo, stecche di faggio, maniglioni e rinforzi di castagno, guarniti con pelle di montone conciata in bianco e strisce di lino. Le fasce posteriori sono di cuoio. Per l’assemblaggio sono stati usati colla liquida animale e chiodi. L’ingombro di ciascuna tavola è di circa 1100 × 510 mm. Il tratto del condotto portavento originale posto sotto i mantici fu costruito utilizzando una canna di castagno: di essa è conservato parte del labbro superiore della bocca. È lungo 1110 mm con una sezione esterna di 145 × 132 mm, la luce dell’apertura di raccordo è pari a 107 × 107 mm Le due zavorre creano una pressione di 47 mm in colonna d’acqua. Oltre all’azionamento manuale, la manticeria è dotata di un elettroventilatore, collocato dietro lo strumento in una cassa isolata e dotato di valvola di regolazione a tendina.
CENSIMENTO, SCHEDATURA E RIORDINO DELLE CANNE
Dopo aver pulito e rimesso in forma le canne, si è provveduto al loro censimento e riordino sulla base delle progressioni di diametro. Nelle operazioni di intonazione e accordatura si è cercato di rispettare il più possibile il materiale fonico, provvedendo ove necessario a richiudere i margini delle finestre di accordatura (tagli e sforbiciate antiche) e allungando i corpi per recuperare un corista e un sistema di accordatura stilisticamente compatibili con lo strumento.
Le canne di castagno sono state accuratamente pulite e consolidate con colla animale, sono stati richiusi i fori d’accordatura praticati col trapano nel corso d’interventi antichi e sono state ricostruite le parti mancanti o distrutte dal tarlo (fondo e piede).
Essendo andate disperse, si sono dovute ricostruire tre canne di stagno della facciata.
Si distinguono due gruppi di canne metalliche: un primo gruppo omogeneo per fattura e misure sembra databile al secolo XVIII: probabilmente si tratta di un recupero o riutilizzo di materiale preesistente. Queste canne hanno misure piuttosto strette, secondo la tradizione campana. Il secondo nucleo invece ha misure decisamente più larghe, e si presenta solo a partire dalla lunghezza di ½ piede.
Le canne appartenenti al nucleo probabilmente settecentesco hanno lastra di colore grigio scuro, più spessa rispetto alle altre, anime sobriamente dentate e piatte, con margine frontale tagliato obliquamente. Le canne appartenenti al nucleo ottocentesco hanno lastra di colore grigio, più sottile, alterata e in certi casi sfogliata.
Le canne più lunghe del nucleo antico furono accordate con il sistema del riccio, mantenendo così le lunghezze originali dei corpi. Nel corso della preintonazione è emerso che il sistema di accordatura di queste canne presentava alcuni intervalli di terza maggiore molto consonanti. Ciò induce a ipotizzare che fosse del tipo mesotonico, fra i più diffusi in Italia. Tuttavia, queste terze maggiori eufoniche si sono riscontrate in tonalità con molte alterazioni, mentre quelle meno consonanti apparivano nelle tonalità più semplici. Ciò fa supporre che il corista fosse un semitono più basso dell’attuale. A sostegno di questa ipotesi va anche il fatto che le canne del nucleo ottocentesco iniziano dal Do di ½’: è cioè probabile che il nucleo antico sia stato adeguato al nuovo corista più alto senza essere tagliato, ma semplicemente scalato indietro di un semitono. Dunque il nucleo antico apparteneva forse a uno strumento con accordatura del tono medio, con l’estensione classica di 45 note (Do1-Do5 e prima ottava corta), accordato sul La di 415 Hz.
Questa complessa situazione tuttavia non presentava sufficienti elementi per giustificare l’adeguamento del nucleo di canne più recente a quello più antico. Anzi, si è ritenuto di conservare l’impianto ottocentesco, con la discontinuità rilevata nella successione dei diametri a partire dalla lunghezza di ½ piede, mantenendo intatta anche la lunghezza dei corpi delle canne più antiche, dotate già in passato dell’apposito “riccio” d’accordatura. La lunghezza dei corpi delle canne di legno e un discreto numero di canne metalliche (facciata, flauto, voce umana) accordate senza allungamenti avvallano questa scelta.
La pressione del vento è di 47 mm in colonna d’acqua; la frequenza del diapason è A3 = 442 Hz a 21° C; l’accordatura è stata effettuata usando un sistema ben temperato, non regolare: esso permette l’uso di tutte le tonalità, mantenendo però quella sensibile caratterizzazione in rapporto al numero di alterazioni in chiave, che si perde col moderno sistema equabile. Le canne non presentano segnatura alcuna. La facciata è accordata mediante riccio e finestre (forse non originali data la scarsa cura con cui sono state tagliate) aperte longitudinalmente nella sommità posteriore delle canne: la lunghezza dei corpi indica un corista molto calante rispetto a quello delle canne interne e di basseria. Si è perciò preferito conservare la situazione attestata, senza abbassare il corista dell’intero corpus fonico. I fregi di contorno delle campate seguono l’andamento delle altezze delle canne e stabiliscono così il limite di lunghezza dei corpi, assunto come riferimento nella ricostruzione delle canne mancanti del prospetto. Gli allungamenti minimi, al di sotto di un millimetro, sono dovuti alla necessità di ripristinare il taglio sommitale del corpo, rovinato dalle ripetute accordature antiche, spesso condotte a mezzo di forbice.
Pubblico la relazione, con schedatura e rilievi dimensionali.
Avellino, cappella della congregazione dell’Annunziata presso palazzo Amoretti, sede della CCIA in piazza duomo. Saggio sonoro dei registri e di alcune loro combinazioni. Restauro completato nel mese di ottobre del 2012 da Nicola Ferroni.
Sotto la sorveglianza della Soprintendenza ai B.A.P.P.S.A.D. di Salerno-Avellino, si sono conclusi nel mese di febbraio 2007 i lavori di restauro durati circa otto mesi.
Lo strumento proviene dalla chiesa del Corpo di Cristo, nota come chiesa dell’oratorio, di Torre le Nocelle (Avellino). Non essendo questa più officiata, dopo il restauro si è concordato di collocare lo strumento nel vicino santuario di San Ciriaco, nello stesso comune. L’autore è sconosciuto, sicuramente un organaro campano del secolo XVIII.
Sembrano probabili almeno due distinti interventi compiuti in epoche passate: il primo è forse databile alla fine del secolo XIX (vedi data 1893 graffita sul piede della canna di facciata G#2), nel corso del quale potrebbero essere stati sostituiti i chiodi con viti e forse “ammodernato” il sistema di accordatura. Il secondo intervento risale ai primi del ‘900, ad opera di Pacifico Inzoli (così si deduce da un cartiglio incollato sulla prima falsa-stecca anteriore del somiere, sotto la coperta, su cui è scritto con lapis blu Rivveduto da P. Inzoli 1904 giugno).
Sopra il portale maggiore, in una bella cantoria lignea, giace purtroppo vergognosamente abbandonato e condannato al silenzio un magnifico organo a trasmissione pneumatica firmato Pacifico Inzoli e datato 1904. A questo illustre organaro lombardo sono quindi attribuibili anche alcuni interventi di ammodernamento del piccolo positivo: ad esempio il rifacimento della manticeria, la riforma di tastiera, pedaliera e comandi di registrazione, la costruzione di un cavallo di abete, che probabilmente ospitava anche un somiere di basseria o di pedale. Tutto il materiale proveniente da quest’ultimo intervento è stato accantonato.
L’organo è contenuto in una cassa armadio, il cui basamento è stato costruito nuovo. Mancavano della cassa superiore la chiusura dorsale, il fondo e parte dei fianchi.
Il prospetto ha tre campate con profilo piatto, delimitate da colonnine. Decorano il complesso un ricco timpano scolpito, fregi e festoni di ornamento del prospetto. Sono perduti gli sportelli di protezione. La cassa è dipinta a tempera su fondo ad intonaco e presenta dorature.
La facciata è composta da 15 canne di stagno, distribuite su un unico ordine di tre campate secondo lo schema a tre cuspidi di 5 – 5 – 5, con canne maggiori al centro e minori ai lati. Tutte le canne appartengono al registro di Principale e la maggiore è il D2 lungo circa 4′. Il labbro superiore è a mitria, l’inferiore a semicerchio, le bocche sono allineate.
Tastiera e pedaliera sono incorporate nella cassa. Il manuale ha un’estensione di 45 tasti (C1-C5) con prima ottava spezzata. La tastiera è nuova come anche la pedaliera a leggio, con tasti corti e paralleli, di 8 note (C1-B1), costantemente unita al manuale mediante cordelle di cotone; non ha registri propri.
Tiranti a pomello posti a destra del manuale e allineati in due colonne verticali comandado i registri. Sono nuovi, di bosso, semplicemente torniti. Non ci sono indicazioni di registro sulla tavola. La disposizione è come segue:
Principale Voce Umana (da C3)
Ottava Flauto in XII (da D2)
Decimaquinta
Decimanona
Vigesimaseconda
Accessori: tiratutti a pomello e Zampogna
Due nuovi mantici a cuneo, con 6 pieghe sono collocati nel basamento, provvisti di funi per l’azionamento manuale. I nuovi pesi sono quattro mattoni, due per ciascun mantice. L’elettroventilatore è collocato nel basamento ed è dotato di valvola di regolazione.
La catenacciatura della tastiera, originale, presenta numeri progressivi a inchiostro sul lato superiore (verso il somiere). La tavola è di pioppo, mentre i catenacci sono di ferro e sono fissati con occhielli di ferro, senza feltro. La tavola di registrazione è di castagno, la tavola dei pomelli è nuova, di pioppo, la catenacciatura dei registri è di ferro. Il tiratutti aziona un “pettine” di noce che inserisce e disinserisce i quattro registri del ripieno (VIII, XV, XIX, XXII).
Il somiere maestro “a tiro” è costruito con un’unica tavola di noce con canali scavati, stecche cuneiformi di noce, coperta di noce fermata da viti (in origine dovevano essere chiodi guarniti con cuoio). I canali sono chiusi da listelli di faggio o noce su cui è applicata carta pesante. Le stecche sull’estremo destro sono incise con numeri romani in ordine progressivo dalla facciata (“I”) al fondo (“VII”). L’ordine delle stecche sul somiere dalla facciata al fondo è come segue:
Principale, Voce Umana, Ottava, Flauto in XII, XV, XIX, XXII
La secreta è di pioppo e ha due nuove antine di noce forate al centro per il passaggio di anelli di pelle per l’apertura e fissate alla tavola inferiore della secreta stessa mediante strisce di pelle incollate. È tenuta chiusa da naselli di noce inchiodati sul somiere. I ventilabri sono di pioppo, doppiamente impellati e incollati direttamente sulla tavola; sono numerati a inchiostro anteriormente da 1 a 45 da sinistra verso destra. I tiranti entrano nella secreta attraverso il fondo guarnito semplicemente con una striscia di pelle forata. I ventilabri sono tenuti in posizione da spilli d’ottone posti ai lati. Le prime quattro canne tappate di legno del Principale 8′ sono collocate su trasporti di castagno alimentati direttamente da fori quadrangolari praticati nella cintura del somiere maestro, le seguenti sei sono spostate sul trasporto di basseria, e alimentate da condotti di canna palustre che ricevono il vento direttamente dal rispettivo canale tramite fori aperti nel listello di chiusura. L’ordine dei canali da sinistra a destra guardando la facciata è come segue (sono sottolineate le note in facciata):
Il crivello è di pioppo, con gambette ancorate al somiere.
Altri dati tecnici: pressione del vento di 45 mm in colonna d’acqua; corista A3 = 428 Hz a 14° C; sistema d’accordatura mesotonico regolare a 1/4 di comma sintonico.
Principale [8′]
– prime quattro canne di castagno tappate, seguono sei canne di castagno aperte, collocate contro il dorso della cassa; – facciata di 15 canne di Sn – interno di metallo (lega circa Sn 15%)
45 canne C1-C5
Ottava
prime 8 note di castagno aperte, poi di metallo
45 canne C1-C5
Decimaquinta
di metallo
45 canne C1-C5
Decimanona
di metallo con ritornello al F#4
45 canne C1-C5
Vigesimaseconda
di metallo con ritornello al C#4
45 canne C1-C5
Voce Umana
di metallo, accordatura crescente
25 canne C3-C5
Flauto in duodecima
cilindrico di metallo
35 canne D2-C5
Zampogna
tuba di castagno, canaletto di ottone
1 canna (D)
totale
286 canne
Le bocche delle canne sono sotto al crivello: le canne di Principale hanno piedi sensibilmente più lunghi di quelle della Voce Umana.
Interventi di restauro e ricostruzione
Il somiere e tutte le parti lignee sono state accuratamente pulite e sottoposte a trattamento antitarlo. Il somiere è stato aperto e smontato, conservando le viti originali. La tavola è stata ripulita e rettificata a mano. Lo stesso dicasi delle stecche e delle coperte. I canali sono stati sottoposti a bagno di colla animale liquida per impermeabilizzarli. I ventilabri sono stati puliti, rettificati e reimpellati. Tutte le vecchie guarnizioni di pelle sono state sostituite. Durante le operazioni di montaggio si è usata esclusivamente colla a caldo. Le viti che fermano le coperte alla tavola sono state ricollocate nelle proprie sedi, mentre il fondo della secreta è stato fissato alle pareti con chiodi guarniti con cuoio. Le molle, i ganci e i tiranti di ottone sono stati ricostruiti nuovi, con filo d’ottone crudo di sezione uguale a quella degli originali. Alcune parti vistosamente tarlate o rovinate sono state sostituite con materiale omogeneo (pareti dorsali della secreta, listelli di copertura dei trasporti di facciata). Si segnalano in particolare:
il ripristino della originale dimensione dei fori nella sezione grave della stecca dell’Ottava, che furono allargati per consentire alle relative canne di suonare anche quando il registro era chiuso: ciò era forse stato ritenuto necessario per rinforzare il suono delle canne gravi del Principale, che, come consuetudine, non possono essere escluse mediante il comando di registro, giacché ricevono aria direttamente dal canale del somiere;
la ricostruzione della parte terminale della stecca del registro di XXII, che è stata trovata spezzata e mancante della sezione con il foro per l’inserimento del catenaccio di comando;
la ricostruzione delle due antine di noce della secreta che erano andate disperse.
Il crivello era mancante della parte anteriore (essendo questa la parte più debole della struttura e la più esposta all’azione del tarlo). Si è provveduto a consolidare l’esile tavoletta di pioppo con bagno in soluzione di acetone e paraloid, a stuccare i fori e le gallerie del tarlo, a costruire la nuova sezione anteriore, anch’essa di pioppo, unendola all’originale e aprendovi i fori in corrispondenza delle canne. I piedini di sostegno del crivello sono stati in parte ricostruiti e resi solidali al crivello stesso con chiodi e colla animale.
I catenacci dei registri sono stati ripuliti, disossidati, lubrificati con miscela di cera e graffite e fissati alla tavola. Si sono ricostruiti i pomelli di bosso tornito e i tiranti di ferro, poiché quelli presenti erano vistosamente in contrasto con lo stile dello strumento (risalenti forse a un intervento novecentesco). La riduzione dei tasti presenta alcune manomissioni, che hanno forse in parte modificato la disposizione dei catenacci originali, i quali sono marchiati con numerazione romana punzonata. In particolare si segnala l’inversione dei tiranti che collegano i tasti Mi1 e Fa1 della prima ottava corta con i rispettivi ventilabri a sinistra e a destra nel somiere. Per ottenere il giusto allineamento fra tasto e catenaccio si sono applicati alla tavola due piccoli nuovi catenacci che correggono l’errore. Alcuni tasti comandano direttamente i ventilabri.
La vecchia tastiera era di fattura novecentesca, con diatonici e cromatici lunghi, ricoperti con materiale plastico; aveva la prima ottava corta. Si è deciso di ricostruirla in copia da un modello coevo: ha 45 tasti (C1-C5) di noce montati su telaio di noce. I diatonici sono ricoperti di bosso con frontalino decorato “a chiocciola” e i cromatici sono di ebano. I modiglioni di noce sono stati ricostruiti in copia da modello storico. La piccola pedaliera a leggio in ottava scavezza di 8 note (C1-B1) è stata costruita di legno di noce, in copia da modello storico. Essa tira direttamente i tasti mediante fettucce di cotone.
Il vecchio mantice a lanterna con due pompe di caricamento azionate a manovella è stato accantonato poiché non congruo con lo stile dello strumento: si sono costruiti due nuovi mantici a cuneo collocati nel basamento dell’organo assieme all’elettroventilatore e alla valvola di regolazione a tendina. I mantici hanno tavole di pioppo rinforzate con traversi di castagno, le stecche sono di faggio. Le sei pieghe interne sono guarnite con pelle di montone, le tavole sono unite con cerniere di ottone e fasce di cuoio. I mantici sono azionabili anche manualmente mediante funi. I quattro pesi generano una pressione di 45 mm in colonna d’acqua. I nuovi condotti portavento sono di pioppo.
La cassa è divisa in due sezioni: il basamento è stato costruito nuovo di pioppo con telaio rinforzato; la parte superiore è stata restaurata a cura della Soprintendenza e integrata con nuove tavole di pioppo nella zona inferiore (fianchi, fondo, dorso e pannello frontale con copritastiera-leggio e tavoletta dei registri). Tutte le parti ricostruite sono state semplicemente tinte con colore neutro, e protette con vernice all’acqua.
Il materiale fonico è d’interessante fattura. Le canne sono di piombo in lega con poco stagno, sono omogenee per fattura e misure, appartengono in gran parte al nucleo originale probabilmente settecentesco. Hanno lastra di colore grigio scuro, piuttosto spessa, anime non dentate e piatte, con margine frontale tagliato obliquamente. Lo stato di conservazione delle canne era tale da richiedere solo in casi estremi la rimessa in forma dopo aver separato il piede dal corpo. Molte canne, soprattutto quelle collocate nella zona centrale e frontale del somiere (registri di Principale e Voce Umana), presentavano vistosi buchi e segni di morsi di topo, in parte già riparati in passato. Le canne originali sono state recuperate, con minime ricostruzioni. La facciata è stata restaurata integrando tre nuove canne: sono scarse e non preoccupanti le tracce di “cancro dello stagno” che, come solitamente avviene, sono localizzate prevalentemente nella zona della legatura ai sostegni. Essendo andate disperse nel corso dei vari spostamenti subiti dallo strumento, si sono dovute ricostruire:
due canne di metallo di registri interni (una nella Ottava, e l’altra nel Flauto in XII),
tre canne di stagno della facciata,
una canna tappata di legno della basseria,
canaletto, noce e ancia della Zampogna
L’intonazione delle canne è stata effettuata alla pressione del vento di 45 mm in colonna d’acqua, giustificata sia dai parametri dimensionali delle canne (diametri dei corpi, altezze di bocca conservate e fori ai piedi), sia dalla consolidata prassi tradizionale.
L’accordatura dello strumento è stata desunta dalle lunghezze dei corpi delle canne interne e soprattutto delle canne di legno. Il sistema mesotonico regolare a 1/4 di comma sintonico (con qualche aggiustamento, soprattuttto delle note Re# e Sol#) è risultato il più vicino alla situazione rinvenuta. Il corista è stato fissato per la nota La3 a 428,0 Hz alla temperatura di 14° Celsius.
Le canne non presentano segnatura alcuna. Si segnala solamente la data graffita frontalmente sul piede della canna G#2 della facciata: 1893. Si ritiene che sia stata apposta nel corso di un intervento di restauro al quale si potrebbe forse far risalire la sostituzione con viti degli originali chiodi di ferro con cui era chiuso il somiere (tracce di chiodi di ferro fatti a mano sono state trovate nel fondo della secreta e in vari altri elementi dello strumento).
La facciata presenta accordatura mediante riccio e finestre (forse non originali data la scarsa cura con cui sono state tagliate) aperte longitudinalmente nella sommità posteriore delle canne: la lunghezza dei corpi indica un corista molto calante rispetto a quello delle canne interne e di quelle di basseria. Si è perciò preferito conservare la situazione attestata, senza abbassare il corista dell’intera fonica. I fregi di contorno delle campate seguono l’andamento delle altezze delle canne e stabiliscono così il limite di lunghezza dei corpi, assunto come documento nella ricostruzione delle canne mancanti del prospetto. Gli allungamenti minimi, al di sotto di un millimetro, sono dovuti alla necessità di ripristinare il taglio sommitale del corpo, rovinato dalle ripetute accordature antiche, spesso condotte a mezzo di forbice.
Lo strumento fu collocato in chiesa nel corso degli anni ’50 del XX secolo da Guerrini. Sulla faccia esterna della tavola che costituisce il pavimento della secreta e su una catenacciatura ausiliaria si sono rinvenute le sigle impresse a fuoco “ZGB” (usate da Gio:Batta Zordan). Firma e data sono manoscritte a matita sul lato interno dell’antina di chiusura del piccolo somiere di basseria e risalgono forse a un intervento di manutenzione: Zordan Gio:Batta 1892 / e figli Cogollo. Fondatore della famiglia organaria di Cogollo (VI) fu Giovanni Battista Zordan (1813-1896); suoi successori furono i figli Francesco, che lavorò nella bottega del padre, Romano, che nel 1887 aprì una fabbrica a Caltrano, e Antenore che si unì inizialmente a Romano, per poi rendersi autonomo a Cogollo anch’egli.
Lo strumento era privo di cassa, con prospetto ceciliano retto da un somiere pneumatico con canne di zinco appartenenti ai registri di Principale, Ottava e Voce Umana nella regione dei 4 piedi. L’organo conservava buona parte delle canne di legno e metallo, i somieri, le catenacciature dei tasti e dei pedali, la tastiera, la pedaliera e il mantice. Tuttavia la disposizione dei registri fu modificata da Guerrini, che riunì le file di ripieno e di alcuni registri spezzati: Principale, Ottava e Flauto in ottava erano in origine divisi in bassi e soprani. Inoltre lo strumento disponeva originariamente di una Viola 4′ nei bassi e di un Flauto traversiere 8′ nei soprani, e della Voce Umana nei soprani. Guerrini sostituì Viola e Traversiere con una Gamba 8′ modificando il crivello e il somiere e portando la prima ottava su un somiere pneumatico (tra le canne di legno di questo registro si sono trovate quattro canne appartenenti al Principale antico, debitamente allungate). Fortunatamente le 26 canne della Viola 4′ furono incorporate nella Gamba 8′ (anche se scalate avanti di semitono, dotate di freno armonico, baffi e riccio d’accordatura). Il flauto traversiere è invece disperso. La Voce Umana fu ampliata di un’ottava verso il basso.
La disposizione fonica originale è la seguente:
Principale 8' bassi
Principale 8' soprani
Ottava 4' bassi
Ottava 4' soprani
Decimaquinta 2'
Decimanona 1.1/3'
Vigesimaseconda 1'
Voce Umana 8' soprani
Viola 4' bassi
Flauto traversiere 8' soprani
Flauto in Ottava 4' bassi
Flauto in Ottava 4' soprani
Contrabassi con rinforzi 16' e 8'
Accessori: Tiratutti a pedaletto e Rollante
Tastiera e pedaliera potrebbero non essere originali, e sembra che la tastiera sia stata ampliata: probabilmente aveva la prima ottava corta e contava 47 note. La estensione del manuale è attualmente di 58 note, C1-A5 con prima ottava cromatica, e l’estensione del pedale è di 25 note, C1-B2 più C3 per il Rollante, con prima ottava cromatica. Secondo consuetudine (analogamente a quanto accade anche negli strumenti di Callido per esempio), la prima ottava del pedale suona nella tessitura del 16′ con il rinforzo di 8′, mentre nella seconda ottava suonano le stesse canne della prima, giacché sono richiamate dai medesimi catenacci, ottenendo così l’effetto di un “ritornello” al grave che porta a una tessitura reale di 32′ con rinforzo di 16′). Il corpo del pedale consta di 6 canne tappate d’abete appartenenti alla prima ottava del 16′ munite di valvola semitonale, la cui meccanica si è conservata. Le ulteriori 12 canne di rinforzo di 8′ sono d’abete aperte. Sul somiere manca la nota 25, e il relativo pedale era muto. Dall’esame della catenacciatura è risultato che il 25° pedale azionava un registro accessorio, il Rollante, che permette a quattro canne di 8′ (C#, D#, F# e G#) di suonare assieme producendo l’effetto del tamburo. La meccanica dei registri fu modificata per disporre pomelli in linea orizzontale sopra la tastiera: in origine doveva essere a manette a incastro con scorrimento orizzontale disposte in colonna a destra della tastiera, e così è stata ricostruita sulla base di modelli storici. Nel restauro si è proceduto anche a ricostruire la cassa di risonanza di abete, integrare i registri mancanti e l’intera facciata con nuove canne in copia da organi Zordan.
Principale 8′
– prima ottava di abete con bocca riportata di noce, canne tappate da C1 a G1 e poi aperte, collocate ai lati della cassa; – facciata di Sn a cuspide con ali laterali – interno di metallo (lega Sn 15%)
12 canne C1-B1
27 canne C2-D4
19 canne D#4-A5
Ottava 4′
prime 7 note di abete tappate, poi di metallo
58 canne C1-A5
XV 2′
di metallo con ritornello al C#5
58 canne C1-A5
XIX 1.1/3′
di metallo con ritornelli al F#4 e F#5
58 canne C1-A5
XXII 1′
di metallo con ritornelli al C#4 e C#5
58 canne C1-A5
Viola 4′
di metallo, senza baffi né freno, né denti
26 canne C1-C#3
Flauto traverso 8′
di metallo, le prime tappate poi a cuspide
32 canne D3-A5
Voce Umana 8′
di metallo, accordatura calante
32 canne D3-A5
Flauto in ottava 4′
prime 12 in comune con l’ottava poi a cuspide
46 canne C2-A5
Contrabassi 16′ e rinforzi 8′
di legno, 6 tappate con valvola semitonale e 12 aperte
18 canne
totale
444 canne
Le bocche delle canne sono sopra al crivello, esclusa la Voce umana. Le canne sono segnate con omogeneità, graffite sul piede e sul corpo, con il numero di nota e la sigla del registro (non tutte): la prima canna del registro di Viola reca la firma e l’anno di costruzione 1891. Alcune canne, per il diverso sistema di segnatura che presentano, in particolare nel registro di Voce Umana, sembrano provenire da un altro strumento (forse anteriore), con prima ottava corta (dettaglio che si riscontra anche nella fattura della tastiera).
L’intonazione è stata recuperata attenendosi alla prassi consueta per il restauro degli strumenti storici, con una pressione del vento pari a 50 mm in colonna d’acqua. Il sistema di accordatura è il Vallotti con corista A3=438 Hz a 20°C.