Cintura e separatori
La tecnica di costruzione seguita per il somiere a tiro con canali per tasto è quella classica: un telaio, detto cintura, è predisposto con i traversi anteriore e posteriore recanti le scanalature in cui inserire i separatori.
Consiglio l’uso di rovere massello, stagionato naturalmente e privo di imperfezioni: durante il taglio del tavolone si devono scartare le zone esterne, verso la corteccia, che sono di colore più chiaro e più facilmente attaccabili dal tarlo. Poiché la disposizione della venatura dipende dal modo in cui il tavolone è stato segato, consiglio di cercare i tagli che presentano venatura dritta, parallela e compatta. Osservando la sezione di testa d’una tavola si riconosce facilmente la disposizione generale delle venature: si dovrebbero preferire tavole con i piani della venatura disposti perpendicolarmente alla faccia della tavola. Poiché montanti e traversi del telaio sono larghi circa 4 cm al massimo, da una sola tavola grezza di detto spessore si ricavano facilmente tutte le fette necessarie.
Per i separatori e le due facce del somiere si può usare compensato di buona qualità, ad esempio il multistrato di okoumè con incollaggio resistente all’umidità: lo si trova in commercio in tutti gli spessori (da 4, 6, 8, 10, 12 mm e oltre). Per i separatori si può usare lo spessore di 4 mm.
Per effettuare le scanalature dei separatori nei due listelli anteriore e posteriore della cintura conviene partire da un’unica tavoletta, riportando esattamente mediante il regolo su una faccia e su un bordo le tracce che delimitano le zone da asportare. Tenendo presente che in realtà sovente il compensato è un po’ scarso, circa 3.5 o 3.75 mm, una lama da 4 mm consente di effettuare la scanalatura con un solo passaggio. La profondità degli intagli sarà di 5 mm, mentre i separatori vi entreranno per soli 4 mm, così da essere facilmente inseriti durante l’incollaggio.
Il primo e l’ultimo canale sono delimitati da un separatore verso l’interno del somiere e da un montante della cintura verso l’esterno. L’unione del telaio si può effettuare in vari modi: per semplicità di costruzione e robustezza consiglio di ricavare un dente per ciascuna estremità dei due montanti ed eventualmente, una volta assemblato il telaio, rinforzare le unioni con chiodi di legno. Ciò comporta che nella serie delle scanalature si includano anche quelle per i due montanti che serviranno per l’assemblaggio del telaio stesso. Così lavorata, la tavoletta potrà essere tagliata in due, ottenendo da essa i due traversi anteriore e posteriore perfettamente uguali.
Consiglio l’uso di rovere massello, stagionato naturalmente e privo di imperfezioni: durante il taglio del tavolone si devono scartare le zone esterne, verso la corteccia, che sono di colore più chiaro e più facilmente attaccabili dal tarlo. Poiché la disposizione della venatura dipende dal modo in cui il tavolone è stato segato, consiglio di cercare i tagli che presentano venatura dritta, parallela e compatta. Osservando la sezione di testa d’una tavola si riconosce facilmente la disposizione generale delle venature: si dovrebbero preferire tavole con i piani della venatura disposti perpendicolarmente alla faccia della tavola. Poiché montanti e traversi del telaio sono larghi circa 4 cm al massimo, da una sola tavola grezza di detto spessore si ricavano facilmente tutte le fette necessarie.
Per i separatori e le due facce del somiere si può usare compensato di buona qualità, ad esempio il multistrato di okoumè con incollaggio resistente all’umidità: lo si trova in commercio in tutti gli spessori (da 4, 6, 8, 10, 12 mm e oltre). Per i separatori si può usare lo spessore di 4 mm.
Per effettuare le scanalature dei separatori nei due listelli anteriore e posteriore della cintura conviene partire da un’unica tavoletta, riportando esattamente mediante il regolo su una faccia e su un bordo le tracce che delimitano le zone da asportare. Tenendo presente che in realtà sovente il compensato è un po’ scarso, circa 3.5 o 3.75 mm, una lama da 4 mm consente di effettuare la scanalatura con un solo passaggio. La profondità degli intagli sarà di 5 mm, mentre i separatori vi entreranno per soli 4 mm, così da essere facilmente inseriti durante l’incollaggio.
Il primo e l’ultimo canale sono delimitati da un separatore verso l’interno del somiere e da un montante della cintura verso l’esterno. L’unione del telaio si può effettuare in vari modi: per semplicità di costruzione e robustezza consiglio di ricavare un dente per ciascuna estremità dei due montanti ed eventualmente, una volta assemblato il telaio, rinforzare le unioni con chiodi di legno. Ciò comporta che nella serie delle scanalature si includano anche quelle per i due montanti che serviranno per l’assemblaggio del telaio stesso. Così lavorata, la tavoletta potrà essere tagliata in due, ottenendo da essa i due traversi anteriore e posteriore perfettamente uguali.
La lavorazione dei separatori deve essere scrupolosamente precisa: prima dell’incollaggio ogni separatore dovrà essere montato a secco per assicurarsi che scorra nelle scanalature senza gioco e senza incepparsi, e nel caso l’attrito fosse eccessivo si potrà levigarne l’estremità: quindi, dovendo adattare i separatori alle rispettive sedi a uno a uno, sarà bene numerarli tutti sullo stesso lato per evitare scambi di posto o rotazioni. Bisogna inoltre scartare i separatori deformati: anche se si usa legno multistrato, dato lo scarso spessore, può accadere che presenti imbarcatura, svergolatura o falcatura. È prudente tagliare le strisce dei separatori pochi millimetri più larghe dell’altezza della cintura, e poi ridurle a misura mantenendole però abbondanti ancora qualche decimo di millimetro. In questo modo quando saranno incollate nella cintura e sulla tavola, sarà possibile levigarle esattamente al punto da garantire la perfetta adesione fra il piano d’appoggio dei ventilabri e i separatori.
Trasversalmente ai canali e in più zone a campione si appoggerà sui separatori e sulla cintura un righello di metallo. Tenendolo di taglio, il suo bordo sottile servirà da riscontro per controllare la planarità del somiere: il filo del righello deve poggiare su tutti i separatori e sulla cintura, non devono filtrare spiragli di luce.
Trasversalmente ai canali e in più zone a campione si appoggerà sui separatori e sulla cintura un righello di metallo. Tenendolo di taglio, il suo bordo sottile servirà da riscontro per controllare la planarità del somiere: il filo del righello deve poggiare su tutti i separatori e sulla cintura, non devono filtrare spiragli di luce.
Tavola d’appoggio
Per tutti i fori del somiere, indipendentemente dal loro diametro finale, è utile creare un primo foro guida, che sarà usato per aprire il foro definitivo in due passate lavorando prima su una faccia e poi sull’opposta, così da ottenere margini netti e non scheggiati.
La tavola vera e propria e il piano d’appoggio dei ventilabri sono costituiti da pannelli di okoumé multistrato di almeno 10-12 mm di spessore. È buona regola squadrare i pannelli tenendo le misure un po’ abbondanti.
La tavola d’appoggio dei ventilabri serve a garantire la perfetta tenuta stagna dei canali e ad offrire una base perfettamente piana alle valvole: negli organi antichi italiani la parte di canale non coperta dal ventilabro è chiusa per mezzo di un tassello inserito a pressione oppure con uno strato di carta pergamena o pelle semplicemente incollato. A noi il pannello di appoggio serve anche per fissarvi le guide d’ottone che mantengono in posizione i ventilabri passando negli appositi fori in testa e in coda, così da renderne comoda la rimozione. Esso deve avere la venatura parallela alle aperture dei canali, altrimenti le fresature non riescono bene.
Si traccia con il righello la posizione esatta dell’inizio e della fine delle aperture, quindi con la squadra si tracciano le mezzerie dei canali. Su queste ultime si marcano col punzone i centri dei fori che servono a delimitare in testa e in coda l’apertura del canale sotto ciascun ventilabro. In seguito si tracciano i lati lunghi delle aperture stesse e si tagliano con il seghetto alternativo o il traforo o meglio con una fresa: l’operazione richiede estrema precisione ed è delicatissima, perché gli strati del pannello non si strappino e i sottili separatori tra una fresata e l’altra non si rompano.
La tavola vera e propria e il piano d’appoggio dei ventilabri sono costituiti da pannelli di okoumé multistrato di almeno 10-12 mm di spessore. È buona regola squadrare i pannelli tenendo le misure un po’ abbondanti.
La tavola d’appoggio dei ventilabri serve a garantire la perfetta tenuta stagna dei canali e ad offrire una base perfettamente piana alle valvole: negli organi antichi italiani la parte di canale non coperta dal ventilabro è chiusa per mezzo di un tassello inserito a pressione oppure con uno strato di carta pergamena o pelle semplicemente incollato. A noi il pannello di appoggio serve anche per fissarvi le guide d’ottone che mantengono in posizione i ventilabri passando negli appositi fori in testa e in coda, così da renderne comoda la rimozione. Esso deve avere la venatura parallela alle aperture dei canali, altrimenti le fresature non riescono bene.
Si traccia con il righello la posizione esatta dell’inizio e della fine delle aperture, quindi con la squadra si tracciano le mezzerie dei canali. Su queste ultime si marcano col punzone i centri dei fori che servono a delimitare in testa e in coda l’apertura del canale sotto ciascun ventilabro. In seguito si tracciano i lati lunghi delle aperture stesse e si tagliano con il seghetto alternativo o il traforo o meglio con una fresa: l’operazione richiede estrema precisione ed è delicatissima, perché gli strati del pannello non si strappino e i sottili separatori tra una fresata e l’altra non si rompano.
Tavola
La foratura della tavola, delle stecche, delle coperte e dei crivelli richiede tempi piuttosto lunghi: consiglio di riportare i centri dei fori che sono sullo stesso asse durante un’unica seduta di lavorazione. Ciò riduce il rischio che eventuali deformazioni dei pannelli producano errori di allineamento.
Si decide quale faccia del pannello destinato a diventare la tavola sarà rivolta verso la cintura e quindi sulla faccia opposta si fissa l’origine degli assi cartesiani e mediante il regolo vi si riportano le coordinate corrispondenti alle mezzerie dei canali e alle file dei registri. Alla loro intersezione si marca leggermente il centro del foro con un punzone.
Sull’altra faccia invece si trova il punto corrispondente all’origine del sistema di coordinate, usando il compasso per riportarne le distanze dai bordi, e mediante il regolo si segnano le tracce che indicheranno la posizione dei separatori.
Le punte “guidate” da legno (o meglio ancora le cosiddette punte Forstner) sono nettamente preferibili per la foratura, ma sono generalmente disponibili solo a partire da 3 mm di diametro, quindi usando una normale punta da 2 mm conviene avere i centri ben marcati.
Ideale sarebbe forare contemporaneamente i quattro pannelli sovrapposti: tavola, stecche, coperte e crivelli. In questo caso si dovranno contrassegnare l’alto e il basso di ciascun pannello e unire provvisoriamente i quattro strati con viti o chiodi; per evitare che si spostino mentre si avvita, li si tengono assieme con morsetti e per non danneggiare il legno è bene preparare un foro d’invito. Per ottenere una foratura precisa è necessario un trapano a colonna e una punta ben affilata; inoltre, nel caso di spessori maggiori di 15 o 20 mm, ci si deve accertare che la punta non fletta prendendo una direzione obliqua rispetto alla perpendicolare: per evitare questo grave inconveniente, la tavola da forare deve essere collocata nella precisa posizione sotto la punta, in corrispondenza esatta del centro marcato con punzonatura, inoltre si deve avanzare a piccoli passi, permettendo alla punta di scaricare il materiale asportato. Se non si è dotati di attrezzature sufficientemente affidabili è comunque consigliabile forare i pannelli singolarmente. Consiglio di usare un pannello di scarto posto sotto quello buono per impedire che la punta all’uscita strappi schegge o sollevi le fibre del legno. Inoltre è utile proteggere i pannelli da graffi con una mano di vernice turapori, che rimuoveremo con carta abrasiva dopo la foratura.
Si decide quale faccia del pannello destinato a diventare la tavola sarà rivolta verso la cintura e quindi sulla faccia opposta si fissa l’origine degli assi cartesiani e mediante il regolo vi si riportano le coordinate corrispondenti alle mezzerie dei canali e alle file dei registri. Alla loro intersezione si marca leggermente il centro del foro con un punzone.
Sull’altra faccia invece si trova il punto corrispondente all’origine del sistema di coordinate, usando il compasso per riportarne le distanze dai bordi, e mediante il regolo si segnano le tracce che indicheranno la posizione dei separatori.
Le punte “guidate” da legno (o meglio ancora le cosiddette punte Forstner) sono nettamente preferibili per la foratura, ma sono generalmente disponibili solo a partire da 3 mm di diametro, quindi usando una normale punta da 2 mm conviene avere i centri ben marcati.
Ideale sarebbe forare contemporaneamente i quattro pannelli sovrapposti: tavola, stecche, coperte e crivelli. In questo caso si dovranno contrassegnare l’alto e il basso di ciascun pannello e unire provvisoriamente i quattro strati con viti o chiodi; per evitare che si spostino mentre si avvita, li si tengono assieme con morsetti e per non danneggiare il legno è bene preparare un foro d’invito. Per ottenere una foratura precisa è necessario un trapano a colonna e una punta ben affilata; inoltre, nel caso di spessori maggiori di 15 o 20 mm, ci si deve accertare che la punta non fletta prendendo una direzione obliqua rispetto alla perpendicolare: per evitare questo grave inconveniente, la tavola da forare deve essere collocata nella precisa posizione sotto la punta, in corrispondenza esatta del centro marcato con punzonatura, inoltre si deve avanzare a piccoli passi, permettendo alla punta di scaricare il materiale asportato. Se non si è dotati di attrezzature sufficientemente affidabili è comunque consigliabile forare i pannelli singolarmente. Consiglio di usare un pannello di scarto posto sotto quello buono per impedire che la punta all’uscita strappi schegge o sollevi le fibre del legno. Inoltre è utile proteggere i pannelli da graffi con una mano di vernice turapori, che rimuoveremo con carta abrasiva dopo la foratura.
Stecche
Le stecche possono essere ricavate da un pannello di okoumè da 6-8 mm di spessore, disponendone la venatura secondo la lunghezza. Si dovrà calcolare la sporgenza delle stecche dal somiere per il loro collegamento ai comandi di registro, in genere 5 cm bastano. Una volta sovrapposto il pannello alla tavola e fissato con viti o chiodi provvisori, si riporteranno i centri. Per ottenere un buon allineamento, ci si aiuta con un blocchetto di legno duro (un cubo ad esempio col lato di 3 cm) perfettamente squadrato e dotato di un foro-guida del diametro di 2 mm. Si inserisce un chiodo di 2 mm nel foro-guida e quindi attraversando la tavola si marca leggermente la posizione sul pannello delle stecche. Si procederà quindi alla foratura di quest’ultimo sempre con la punta da 2 mm. Da ultimo si tagliano le stecche alla larghezza desiderata. Ovviamente è prudende segnare a matita nome di registro e orientamento della stecca.
Si possono anche tagliare le stecche prima della foratura, e in tal caso le si sovrappongono alla tavola, ciascuna nella rispettiva posizione, fissandole con viti o chiodi che poi saranno rimossi: i fori dovranno logicamente non interferire con le funzioni della stecca. Si potrebbero per esempio usare due fori già presenti nella tavola. Quest’ordine d’esecuzione consente di risparmiare materiale, ma il posizionamento delle singole stecche richiede maggiore cura e più tempo.
Si possono anche tagliare le stecche prima della foratura, e in tal caso le si sovrappongono alla tavola, ciascuna nella rispettiva posizione, fissandole con viti o chiodi che poi saranno rimossi: i fori dovranno logicamente non interferire con le funzioni della stecca. Si potrebbero per esempio usare due fori già presenti nella tavola. Quest’ordine d’esecuzione consente di risparmiare materiale, ma il posizionamento delle singole stecche richiede maggiore cura e più tempo.
Coperte, trasporti e crivelli
Dopo della tavola e delle stecche è la volta delle coperte e anche per esse, come per le stecche, bisogna riportare i centri di foratura con il chiodo da 2 mm e il blocchetto-guida, avendole marcate con il nome del registro e i riferimenti di montaggio e avendole fissate provvisoriamente alla tavola nella loro esatta posizione. Poiché le coperte dovranno essere avvitate alla tavola e su di esse saranno fissati i trasporti e i crivelli, è bene segnare chiaramente dove e quali sono i fori di passaggio delle viti, gli ingombri dei trasporti e la posizione in cui saranno disposti i sostegni dei crivelli. Nel caso di tavola, stecche e crivelli i fori-guida sono sempre passanti, naturalmente. Nel caso delle coperte e dei trasporti, invece, saranno passanti solo i fori-guida relativi a canne alimentate direttamente, senza trasporto. Se le canne sono collocate sul somiere lontano dal rispettivo foro di alimentazione, le coperte e i trasporti richiedono una canalizzazione fresata nello spessore. Il centro di foratura ricavato dalla tavola è perciò marcato sulla sola faccia inferiore della coperta, quella cioè posta a contatto con le stecche, mentre il centro di foratura sulla faccia opposta è determinato dalla posizione della canna, e quindi dal centro di foratura del crivello. Anche quest’ultimo perciò sarà forato ricavando i centri direttamente dalla tavola solo per le canne che non sono trasportate; gli altri centri saranno ricavati dal disegno in pianta della disposizione delle canne. Queste operazioni richiedono la massima precisione, e dunque si debbono prendere tutti gli accorgimenti necessari a evitare confusioni nell’orientamento dei pannelli o loro spostamenti indesiderati.
Per le coperte e i trasporti è possibile usare tavolette di rovere massello dello spessore di 15 mm. A volte, per garantire maggiore stabilità, si possono costruire in tre strati incollati fra loro con venatura incrociata e lo strato centrale può essere anche di abete. Il crivello invece è ottenuto da semplice compensato di pioppo di 6 mm di spessore.
Per le coperte e i trasporti è possibile usare tavolette di rovere massello dello spessore di 15 mm. A volte, per garantire maggiore stabilità, si possono costruire in tre strati incollati fra loro con venatura incrociata e lo strato centrale può essere anche di abete. Il crivello invece è ottenuto da semplice compensato di pioppo di 6 mm di spessore.
Da continuarsi…
Costruzione d’un piccolo organo a baule – 5