Pubblico un filmato che illustra la rimessa in forma di una canna di prospetto
In genere per canne piccole (fino al 4′ per intenderci) la rimessa in forma è ottenuta battendo la lastra con una tavoletta di legno non troppo duro (faggio per esempio), arnese che a Padova chiamano coll’appellativo dialettale el batarelo. Per spessori di lastra superiori a 0.50 si fa più fatica e andrebbe meglio una controforma o il brunitore: io nutro qualche perplessità per il fatto che tende a “rinnovare” la superficie, eliminando o appiattendo molto i graffi e i segni di vita vissuta. In fin dei conti le canne suonano bene anche se non sono lucide e perfettamente tondate. Per questo motivo, a meno che non ci siano ragioni strutturali più urgenti, non distacco mai il piede dal corpo, anche se ciò comporta qualche stiratura del metallo e l’allargamento del foro (che però poi può tornare all’imbutitura originaria). Uso paraffina (o stearina, la cera delle candele, per intenderci) quando il metallo ha dei problemi di cancro, e tende a polverizzarsi. Nel filmato uso acqua saponata, che poi si risciacqua via. Quando serve, per esempio per nascondere le “cicatrici” che potrebbero restare dopo aver appiattito una piega molto marcata, uso un martellino d’ottone con la testa ben levigata e picchietto la superficie controllando in controluce che il profilo della parte sia più o meno allineato col resto. Il ferro brunitore serve nei casi disperati, ma allora sarebbe meglio staccare il piede dalla forma.