Stecche e coperte
Si torna alla tavola del somiere, quando essa sarà bene asciutta, levigata e pulita.
Disponiamo le stecche nella posizione di apertura del registro, con i fori combacianti. Inseriamo delle caviglie di legno in due o tre fori, per impedire alle stecche di spostarsi.
Possiamo quindi tagliare dei blocchetti di faggio da inserire fra esse come guida: sono il moderno corrispettivo delle falsestecche. Debbono avere venatura perpendicolare alla lunghezza delle stecche, in modo che, se dovessero crescere con l’umidità, non ne impediscano il moto. La lunghezza di questi blocchetti e il loro numero variano a seconda delle dimensioni del somiere: servono da supporto delle coperte, che vi saranno avvitate, e servono da guida. Perciò nel nostro piccolo somiere ne basteranno cinque per ciascuna falsastecca. Sul fronte del somiere evitiamo interferenze con i pironi, se possibile.
La lunghezza è stabilita a piacere, ad esempio 5 cm. La larghezza è data dalla distanza fra le stecche, levigando poi uno o due decimi di millimetro con la carta abrasiva. Lo spessore di questi blocchetti è calcolato sommando lo spessore delle stecche allo spessore delle guarnizioni che saranno incollate sulla tavola e sulle coperte. Queste servono a isolare ciascun foro, ma nello stesso tempo tengono le stecche guidate e distanziate fra tavola e coperta, favorendo la dispersione di eventuali fughe d’aria: sostituiscono cioè i cosiddetti canali soratori tradizionali.
Le guarnizioni sono acquistabili presso Laukhuff. Si possono costruire in casa, usando feltro pesante oppure carta per guarnizioni dei motori. Per tagliarle bastano forbici o fustelle di varie misure e un po’ di tempo libero.
I blocchetti possono essere semplicemente incollati alla tavola. Le viti di fissaggio delle coperte dovranno liberamente passarne lo spessore attraverso fori sufficientemente larghi e conficcarsi nella tavola, senza però entrare nei canali!
Per limitare la corsa delle stecche servono altrettante caviglie di ottone che conficcheremo nella tavola lungo il fianco, in corrispondenza della cintura, sull’asse di mezzeria delle stecche. Per fresare nella stecca l’asola in cui inserire la caviglia, dovremo aprire due fori con lo stesso diametro della caviglia: il primo centro sarà individuato con la stecca bloccata in posizione di registro aperto e il secondo in posizione di registro chiuso. Si raccorderanno poi i due fori. Per non sbagliare la centratura dei fori rispetto alla caviglia, è bene tracciare una linea di riferimento sulla tavola e proiettarla sulla stecca in corrispondenza delle due posizioni. Eseguire con precisione questa fase del lavoro faciliterà la messa a punto della meccanica dei registri, garantendo che la corsa sia uguale per tutte le stecche e che esse raggiungano sempre le stesse posizioni di apertura e chiusura: è inutile dire che il mancato allineamento dei fori può interferire gravemente con l’intonazione e l’accordatura.
Ovviamente, quando fisseremo le coperte alla tavola, dovremo fresare un alloggio per la sporgenza delle suddette caviglie: bisogna perciò prevederne la posizione, in modo da evitare intralci con canalizzazioni, viti e sostegni dei crivelli.
Si possono quindi incollare le guarnizioni alla tavola e alle coperte. Per facilitare lo scorrimento delle stecche si usa la tradizionale grafite in polvere da stendere con pennello morbido oppure lo spray di grafite colloidale.
Le viti per fissare le coperte non devono essere tirate al massimo, e soprattutto non devono creare un eccessivo attrito: dopo aver avvitato sin quasi alla fine, si procede col cacciavite a mano, un quarto di giro per volta, saggiando il moto della stecca a mano a mano che si stringe. Se si trovano impuntamenti e sforzi potrebbe essere necessario inserire tra coperte e blocchetti uno spessore di carta pari a qualche decimo di millimetro. Se le stecche o le coperte fossero imbarcate o deformate, il problema sarebbe assai più grave: bisognerebbe tentare di rimettere in pari le stecche con il vapore, e le coperte levigando!
La secreta
Bisogna ora costruire e chiudere la secreta, incollando (o meglio avvitando, per praticità di smontaggio) alla tavola di appoggio dei ventilabri due traversi di adeguato spessore e una tavoletta lungo il lato posteriore del telaio. La tenuta ermetica della secreta è garantita da guarnizioni di pelle, o cartoncino pesante, incollato lungo le linee di contatto fra le pareti.
I traversi recheranno una battuta frontale larga e profonda 15 mm per l’appoggio delle antine. L’altezza interna della secreta deve essere almeno sufficiente al passaggio di una mano.
Lo spessore del pavimento dovrebbe essere di almeno 10 mm.
In una fase successiva, si smonterà il pavimento per inserirvi il mantice, per dotarlo della battuta delle antine di chiusura, e per rinforzare il pannello nella parte fontale, dove maggiore è la deformazione causata dalle molle.
Dopo aver preparato le molle e i ventilabri, restano da costruire le guide e i perni. Si possono ricavare da chiodini di ottone, da cui si elimina la testa, rifinendo poi il taglio con una lima. La loro lunghezza può essere stabilita a piacere, avendo cura che sia maggiore della corsa del ventilabro, per evitare che esso esca dalla guida.
Per conficcarli nel piano d’appoggio è bene dotarsi di un blocchetto di legno duro alto quanto la sporgenza della guida: lo si fora col trapano a colonna usando una punta uno o due decimi più larga del diametro del chiodino; in questo modo quando infiliamo i chiodini nel foro siamo sicuri di piantarli dritti con profondità costante.
Nel caso non lo si fosse ancora fatto, è il momento di marcare con un punzone il punto di inserimento di guide e perni. Esso va trovato all’intersezione dell’asse di ciascun canale con le perpendicolari corrispondenti in coda ai perni e in punta alle guide. Poichè lo spazio tra i ventilabri è assai esiguo, ed è necessario che ciascun ventilabro sia libero nel moto, senza interferenze con i vicini, riuscendo comunque a sigillare l’apertura del canale, bisogna procedere cautamente: è buona norma verificare la posizione corretta del ventilabro prima di piantare i chiodini, usando una squadretta come riferimento per la perpendicolarità e la distanza dal fronte. Per un utile riscontro visivo, si può spazzolare un po’ di talco sulla guarnizione del ventilabro, ammorbidendone la superficie. Quando la si appoggia a contatto con l’apertura del canale con una leggera pressione, ve ne rimane l’impronta e si può così controllare che il rilievo sia tutto all’interno della superficie di chiusura. Quindi si possono correggere gli eventuali errori di allineamento, e infine si possono piantare i chiodini. Nel caso di un ripensamento, si toglie il chiodo e si chiude il foro incollandoci un frammento di stuzzicadenti.