L’accordatura di un organo è un’operazione piuttosto complessa, che influisce profondamente sulla sua sonorità. La singola canna subisce alterazioni meccaniche che possono modificare l’equilibrio raggiunto durante l’intonazione. Se la canna è accordata in tondo, i colpi di cono per svasare o chiudere la sommità si trasmettono a tutto il corpo e si scaricano lungo il piede: le zone più deboli, come la bocca, le saldature e il foro si deformano. La qualità del metallo, la sua lavorazione e la saldatura sono messe a dura prova: piccole canne di lastra trafilata con piede lungo (come quelle di ripieno prodotte ad esempio da Callido) possono facilmente incurvarsi, cedere in bocca e deformarsi nel piede. L’accordatura di queste canne va pazientemente controllata con colpi di cono precisi, poco intensi e ripetuti. È generalmente più facile svasare la sommità del corpo che chiuderla. Nel caso la canna debba essere chiusa molto é perciò consigliabile estrarla dal crivello e batterne la sommità con il cono, impugnandola delicatamente all’altezza della bocca, lasciando che sotto i colpi scorra nel pugno e facendo attenzione che il piede non si fletta. In questo modo l’accordatura richiede più tempo, perché la canna in mano si scalda e bisogna diligentemente lasciarla raffreddare prima di riprendere l’operazione, però si evita di deformarla o danneggiarla. Se le canne hanno “finestra e riccio”, dopo ripetuti ritocchi d’accordatura spesso accade che i lembi di metallo siano dissaldati, o che il riccio stesso si spezzi, o vibri producendo rumori fastidiosi: l’unica maniera di assicurare stabilità e durevolezza all’accordatura è in questi casi ritagliare dal corpo un rettangolo contenente la vecchia finestra e saldare al suo posto un tassello di metallo con la nuova finestra e il nuovo riccio.
Oltre alle alterazioni meccaniche descritte, l’accordatura spesso provoca la caduta di polvere depositata sui bordi e le pareti interne della canna. In organi molto sporchi ciò aumenta la scordatura della canna: la polvere restringe la luce da cui fluisce l’aria e rende calante la nota prodotta. Per migliorare l’emissione, l’intensità e l’accordatura d’una canna, l’accordatore oculato sa che spesso basta passare un pennellino sull’anima mentre la nota viene suonata.
Da queste semplici considerazioni preliminari risulta evidente che “l’arte di accordare un organo sta nel non accordarlo” o meglio nell’accordarlo il meno possibile: in altri termini è preferibile per la stabilità e l’integrità della fonica nel tempo sacrificare l’accuratezza e la frequenza delle accordature. Ripassare più e più volte un organo polveroso tagliato in tondo per averlo sempre perfettamente accordato porta al graduale deterioramento dell’intonazione, e non garantisce certo la durevolezza dell’accordatura.
Il principale requisito per garantire stabilità e precisione all’accordatura delle canne è sempre la loro perfetta intonazione (prontezza d’attacco, stabilità di suono, assenza di rumori): per esempio un Ottavino con bocche troppo alte non sarà mai incisivo e nitido, quindi non sarà nemmeno perfettamente accordato.
La tecnica d’accordatura di un’organo moderno con più corpi d’organo e cassa espressiva non è molto dissimile da quella seguita con strumenti antichi. Preliminare alle operazioni di accordatura vera e propria è un esame attento dello stato di conservazione del sistema di temperamento, se questo è noto, oppure la sua ricerca.
L’ascolto dovrebbe essere fatto dalla consolle a organo chiuso: la presenza di una persona dentro la cassa dello strumento può modificarne sensibilmente l’accordatura. Chi controlla può suonare contemporaneamente in quattro ottave le note di un singolo registro (generalmente l’Ottava 4′ del Grand’Organo) per isolare le canne scordate, ed annotare se calano o crescono. In questo modo si riesce spesso a ricostruire quali eventi hanno potuto alterare l’equilibrio: ad esempio se molte canne calano, specialmente nel registro acuto, ciò può imputarsi a polvere o a difetto d’aria dal somiere. Bisogna assicurarsi sempre che la corsa delle stecche o dei pettini sia ben regolata e controllare l’efficienza delle molle di ritorno, i laschi e i movimenti persi nella catenacciatura di registrazione, l’uguaglianza di affondamento dei tasti (eventuali anomalie potrebbero essere causate da cedimenti della struttura portante del somiere, della riduzione o della tastiera, dall’allentamento dei tiranti). Controllare che la manticeria sia in ordine con i pesi in posizione, controllare le fughe d’aria dalla secreta e dai portavento, verificare (giusto per sapere a cosa si andrà incontro durante l’accordatura) se sono stati praticati fori di sfogo sul piede delle canne o sulla coperta del somiere o sulla chiusura dei canali sotto il somiere stesso per nascondere strasuoni e prestiti d’aria. Non sempre è possibile rimediare ai difetti descritti, e ciò significa che l’accordatore dovrà adattarsi.
La ricerca del temperamento prosegue con l’esame degli intervalli puri (unisoni, ottave, ed eventualmente quinte, quarte e terze maggiori) registro per registro. Spesso la facciata non è affidabile poiché si trova esposta all’esterno dell’organo ed il metallo di cui è fatta ha diverso coefficiente di dilatazione rispetto al metallo delle canne interne.
Poiché nell’acuto i battimenti sono più vistosi che nel grave, l’esame del Ripieno, anche quando è raggruppato in un’unica stecca, può dare informazioni sul temperamento: se una nota risulta perfettamente accordata o quasi, significa che può essere presa come riferimento, giacché è assai poco probabile che l’accordatura di quattro o più canne acute si sia modificata esattamente nello stesso modo.
Uno dei maggiori inconvenienti nell’accordatura dell’organo è il fenomeno del trascinamento, che si verifica fra canne unisone: suoni di frequenze molto vicine tendono ad assimilarsi senza sviluppo di battimenti. Date due canne unisone, si avvicini alla bocca di una il cono per alterarne l’accordatura: se si verificherà un graduale aumento dei battimenti significa che i suoni non si trascinano, ma se il battimento insorge improvisamente rapido e vistoso solo quando il cono si trova ben davanti alla bocca, allora è fortemente probabile che i suoni si trascinino.
L’intervallo di unisono è quindi assai poco affidabile. Non meno incerto è l’intervallo di ottava, che ha una banda di tolleranza piuttosto larga (ciò significa che l’orecchio stima accordati due suoni a distanza di ottava anche quando le loro frequenze si scostano leggermente dal rapporto canonico di 1/2). La quinta pura ha un maggior grado di precisione come intervallo di stima: ciò significa che l’orecchio distingue meglio lo scostamento dal rapporto canonico di 3/2. Stessa cosa dicasi della quarta pura e della terza maggiore pura (o sesta minore pura). Una buona tecnica per accordare un registro in sé sta nel valutare l’intervallo di ottava frapponendovi la quinta o la quarta. In particolare con sistemi di temperamento per quinte pure (Kirnberger III) si ottengono risultati eccellenti: se ad esempio F#-C# e C#-G# devono essere pure, significa che potremo accordare l’ottava C#-c# controllando la purezza di C#-G# e G#-c# o C#-F# e F#-c#. Con i sistemi temperati si adottano strategie particolari, che illustrerò nelle pagine loro dedicate, ma in sostanza si tratta sempre di comparare la frequenza dei battimenti, scegliendo opportunamente gli intervalli di controllo.
Negli organi italiani rinascimentali il raddoppio del Principale, dell’Ottava e delle file di ripieno è frequente, e ciò richiede sempre molta attenzione e molta pazienza nell’accordatura. Il risultato finale è senza dubbio di grande effetto, poiché la concomitanza di unisoni arricchisce la sonorità (come accade nell’orchestra d’archi rispetto al quartetto classico). Tuttavia l’accordatura di sei soli registri può risultare più difficile e lunga che l’accordatura di un intero corpo d’organo. È necessario procedere verificando sempre che le canne non si trascinino, ma siano in sé accordate: si facciano costantemente controlli incrociati, mantenendo un’ottava di distanza tra canna di riferimento e canna da accordare. Ad esempio, avendo due file di principale e due file di ottava, è bene accordare le file di principale sull’ottava di riferimento singolarmente, una per volta, accertandosi che siano apposto (l’Ottava I in sé, Principale I e Ottava I, Principale II e Ottava I, Principale I in sé, Principale II in sé): solo allora si potrà controllare che i due Principali vadano all’unisono (il trascinamento allora è un fatto positivo, perché l’accordatura è già stata controllata). Poi si procede all’accordatura dell’Ottava II sulla base del Principale I, verificandola con il Principale II e solo al termine con l’Ottava I. Alla fine l’unione delle quattro file non dovrebbe dare problemi.
Canne di uguale lunghezza, appartenenti a registri diversi (Ottava 4′ e Flauto 4′ ad esempio) vanno accordate separatamente (l’Ottava s’accorda in sé, il Flauto 4′ con la XV 2′ o con il Principale 8′ o meglio addirittura con la XII 2,2/3′). I registri di taglia larga (flauti, flautoni, ottavini, corni dolci, eccetera) sono spesso difficili da accordare a causa del trascinamento, che li fa sembrare in tono anche quando sono leggermente scordati: si riesce talvolta ad ovviare accordando il registro in sé per ottava o addirittura a tre o quattro ottave sovrapposte. Un altro espediente è quello di usare come riferimento due file assieme, possibilmente frapponendo un intervallo di quinta pura (ad esempio il Flauto 4′ può essere accordato sulla base di XII 2,2/3′ e XV 2′). In certi casi rari però l’accordatore deve cercare un compromesso, poiché non risulta possibile stabilizzare la nota (può accadere per esempio che il Flauto 4′ sia accordato con il Principale 8′, e con il Flauto in XII, ma che non lo sia con l’Ottava 4′). Talvolta l’unica soluzione efficace è quella di allungare il piede della canna incriminata, per portarla lontano sopra la canna unisona (ma ciò non sempre è fattibile).
I registri battenti come la Voce Umana sono spesso collocati su stecche adiacenti: Callido per esempio poneva la Voce Umana dietro il Principale, ma con le bocche basse sotto il crivello, e rivolte verso il fondo dell’organo, così da evitare trascinamenti. C’è la possibilità che non si riesca ad ottenere un buon effetto, soprattutto nella regione del 2′: l’unica soluzione è quella suggerita dal buon senso e dal buon gusto (le prime poche note dei soprani potrebbero essere ridotte all’unisono, se possibile, sollecitando il trascinamento, piuttosto che confezionare una Voce Umana “febbricitante”). Separare le due file di canne battenti con una parete di compensato sottile non è decoroso in uno strumento storico.
Nell’accordare in sé il registro di riferimento (solitamente l’Ottava 4′) si procede estendendo il “gruppo” (la seconda ottava di 2′ fra C13 e C25) verso l’acuto, verificando sempre a tre o quattro ottave sovrapposte e avvalendosi dei controlli con quarte, quinte e terze maggiori. In organi antichi, con somieri piccoli e vento non molto copioso, per scendere nella prima ottava è bene riportare lo scomparto su un registro diverso, come la XV 2′, estenderlo accuratamente verso il basso, e da qui ritornare all’Ottava, controllando poi la rispondenza con il “gruppo”: se le canne maggiori rubano aria nel somiere alle più piccole, è più sicuro procedere per canale singolo.
Per la stessa ragione l’accordatura del Ripieno, delle Misture e dei registri di mutazione composta come il Cornetto a 5 file si conduce a registri aperti, tappando con batuffoli di cotone le canne in modo che l’aria fluisca senza produrre suono, e liberandole in successione. Una volta accordata, la canna continua a suonare, e si procede con le altre, costruendo la piramide armonica.
I raddoppi sono la caratteristica più interessante del Ripieno italiano. Poiché i ritornelli in uno strumento classico di 45 note (C1-C5 con prima ottava corta) cominciano dalla XIX nell’ultima ottava, lo schema delle sovrapposizioni è come segue:
Piedi | C1 | C2 | C3 | C#3 | F3 | F#3 | C4 | C#4 | F4 | F#4 | C5 |
1/8′ | XXIX | XXVI | 2 XXII | 2 XIX | 3 XV | ||||||
1/6′ | XXVI | XXVI | 2 XXII | 2 XXII | 2 XIX | 2 XIX | 3 XV | 3 XV | 2 XII | ||
1/4′ | XXIX | XXII | 2 XXII | XIX | 2 XIX | XV | 3 XV | 2 XII | VIII | ||
1/3′ | XXVI | XIX | XIX | XV | XV | VIII | VIII | ||||
1/2′ | XXIX | XXII | XV | XV | VIII | VIII | P | ||||
2/3′ | XXVI | XIX | VIII | VIII | P | P | |||||
1′ | XXII | XV | VIII | VIII | P | P | |||||
1.1/3′ | XIX | P | P | ||||||||
2′ | XV | VIII | P | P | |||||||
2.2/3′ | |||||||||||
4′ | VIII | P | |||||||||
5.1/3′ | |||||||||||
8′ | P | ||||||||||
Tasto | 1 | 9 | 21 | 22 | 26 | 27 | 33 | 34 | 38 | 39 | 45 |
Già con sette file (dal Principale 8′ alla XXIX) i raddoppi nell’ultima ottava sono molti (3 unisoni di XV e 2 unisoni di XII), se poi il Ripieno consta di Trigesime e Quadragesime i raddoppi non si contano più. Anche una maggiore estensione dello strumento comporta l’aumento dei raddoppi (nell’ottava da C5 a C6 si contano 4 unisoni di VIII). Perché il Ripieno suoni omogeneo e solido è necessario che l’intonazione sia regolata con cura calibrando l’intensità di ogni fila e di ogni ritornello (in genere si assume l’Ottava come riferimento, il Principale viene tenuto poco più forte e scuro, la XV e tutte le seguenti file sono impostate ugualmente a un livello più leggero, anche in rapporto alla loro taglia: Principale più largo e file di ripieno più strette dell’Ottava). Per evitare che i raddoppi possano trascinarsi e generare caos nell’accordatura, si cerca di rivolgere la bocca delle canne unisone in direzioni contrapposte; talvolta le canne hanno anche piedi di lunghezza diversa. I raddoppi vanno ovviamente accordati alla nota di riferimento, ma può verificarsi il caso che nonostante tutte le cure gli unisoni battano. Per correggerli può essere necessario renderne alcuni appena crescenti o calanti: in tal caso è consigliabile sacrificare le ultime file. A parità di disposizione fonica, ritornelli, taglia, pressione, addirittura intonazione, certi Ripieni suonano “disordinati” e aspri, mentre altri brillano solidi e ricchi senza essere aggressivi: l’accordatura gioca un ruolo di primaria importanza. Anche la collocazione delle canne sul somiere contribuisce al risultato finale; talvolta è addirittura studiata per favorire il trascinamento, così da “legare” insieme nell’emissione canne che rispondono al medesimo tasto.
Nel caso di organi con più corpi posti in casse distinte o anche nella stessa cassa, ma ad altezze diverse, l’accordatore sa che l’unisono fra i manuali, così come fra i manuali e il pedale, può non essere garantito con assoluta fermezza. La temperatura dell’ambiente subisce variazioni in funzione dell’altezza e della distanza dalle fonti di calore, perciò se a livello del suolo ci sono 15° C, due o tre metri più su l’aria sarà naturalmente più calda e il corpo d’organo posto a quell’altezza sarà necessariamente crescente; le canne di pedale poste contro un muro o sotto un finestrone, si trovano a temperatura diversa rispetto alla facciata. L’accordatore deve valutare se l’unisono fra i corpi d’organo è recuperabile senza intervenire profondamente e drasticamente sulle canne o se sia necessario trovare un compromesso.
Da ultimo vorrei mettere in guardia chi si avventura nel terreno infido degli organi con registri derivati: spesso da una sola fila di canne si vedono proliferare registri dai nomi più fantasiosi (lo stesso Bordone 8′, può diventare un Flauto in selva 4′ e poi un Flautino 2′, magari anche un Nazardo 2,2/3′ o addirittura un Cornetto a cinque file). Una fila in ottava non dovrebbe mai essere presa a prestito per suonare come fila in quinta o peggio ancora in terza, ma nella nostra recente storia organaria ci sono pessimi esempi. Una fila di XVII è accordata 368 cents sopra la XV e una fila di XIX è accordata 702 cents sopra la XV: col moderno temperamento equabile se usiamo una sola fila anziché tre, deriveremo una XIX posta a 700 cents e una XVII posta addirittura a 400 cents sopra la XV!
Noterella
L’accordatura mediante anelli o fascette elastiche di alluminio o acciaio da stringere attorno alla sommità dei corpi sonori facilita molto le operazioni di accordatura e salva il piede e la bocca delle canne dalle torsioni e dalle ammaccature provocate da reiterati colpi di cono: da noi in Italia è vista come fumo negli occhi perché “non pulita”, si preferisce accordare in tondo. È pur vero che da noi si accorda una volta all’anno (a voler essere molto ottimisti), e forse è per questo motivo che si seguono metodi più stabili e durevoli delle fascette, ma in strumenti nuovi la versatitilà degli “slide tuners” non andrebbe snobbata.