Una delle più interessanti fasi del restauro di un organo antico è forse il riordino del materiale fonico: le canne infatti si trovano spesso mescolate fra più file e in successione disordinata.
Premetto che imporsi una regola di lavoro è come accettare un dogma: non posso dare per assoluti i principi che qui espongo e le mie categorizzazioni sono ovviamente frutto di astrazione. Suggerisco perciò il metodo di applicare il dubbio e di contestualizzare le osservazioni che si fanno sul caso singolo.
Si presume che il costruttore abbia seguito originalmente un criterio di coerenza nella progettazione fonica, e quindi le file d’ogni registro dovrebbero essere state tagliate secondo scale ben definite ed omogenee. Se a seguito di interventi di smontaggio o manutenzione dello strumento alcune canne non sono state ricollocate nella posizione originale, ma hanno preso il posto di altre o hanno colmato lacune o sono state asportate o sostituite, si pone il problema di come ripristinare la disposizione voluta dal costruttore (ammesso che sia questo ciò che si rende necessario nello specifico caso).
Uno degli aspetti del problema riguarda il modo usato dal costruttore per segnare le canne, per poterle riconoscere e montare sul somiere. Anche le operazioni di smontaggio dello strumento spesso comportano un’ulteriore segnatura delle canne, garantendo che vengano ricollocate esattamente. A supporto della ricerca del sistema di segnatura vanno anche le indicazioni (segnature di canale e di stecca) provenienti dal somiere e dal crivello, nonché quelle fornite dalla catenacciatura e dalla tavola dei registri.
Si dovrebbero accertare l’omogeneità e la coerenza di tutte le informazioni (ad esempio analogie grafiche non solo all’interno dello strumento, ma anche fra strumenti dello stesso autore, ambito, epoca). In certi casi si procede speditamente per l’abbondanza di materiale (negli organi di Gaetano Callido ad esempio il riordino delle canne è spesso poco problematico), in altri le decisioni da prendere comportano gravi rinunce e compromessi molto sofferti.
I sistemi di segnatura sono diversi, quasi caratteristici di ciascun costruttore, e si distinguono così:
- in base al mezzo
- segnatura ad inchiostro (a penna o a matita), spesso praticata sulle canne di legno;
- segnatura graffita mediante punta su canne di metallo dal Rinascimento al Novecento;
- segnatura a punzone sulle canne metalliche, dal tardo Ottocento ad oggi.
- segnatura con cartigli incollati recanti scritte ad inchiostro o a matita o stampati (canne di legno).
- in base alla collocazione
- nelle canne labiali di metallo
- sul corpo, davanti, dietro (spesso sulle canne di facciata), di fianco a destra o a sinistra della bocca, in alto, a metà, in basso.
- sul piede, davanti, dietro (spesso sulle canne di facciata), di fianco a destra o a sinistra della bocca, in alto, a metà, in basso.
- sull’anima, sulla faccia superiore (di solito ben visibile in Callido sino al Do di 1/4′ e nelle canne a cuspide anche più acute), sulla faccia inferiore (difficile da vedere, se non con l’uso di una piccola sonda da introdurre nel foro del piede; per quanto ne so io, fu usata dai Traeri)
- sul cappello o tappo nei bordoni (esternamente o internamente)
- nelle canne labiali di legno
- come nelle canne metalliche, con l’aggiunta della portina o copertina (il labbro inferiore della bocca, per intenderci), del labbro superiore e del fondo (sono generalmente scritte ad inchiostro o cartigli).
- nelle canne ad ancia
- sulla tuba (nelle varie sezioni che la costituiscono), sul gambo, sul piede, sulla noce, sul canaletto, sull’ancia stessa (qui è più probabile si tratti di moderne indicazioni di spessore).
- nelle canne labiali di metallo
- in base alla funzione
- segnatura di nota (a lettere), con le sottocategorie
- notazione italiana: Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, con l’applicazione dei segni di alterazione diesis e bemolle
- notazione alfabetica: C, D, E, F, G, A, B, con i segni di diesis e bemolle e con possibile uso di H per il Si naturale e B per il Si bemolle (vedi oltre). Le lettere possono essere maiuscole e minuscole; nel caso di notazione tedesca l’indicazione di ottava è spesso costituita da uno o più apici.
- segnatura numerica, con le sottocategorie
- numerazione per tasto (con 1 spesso sostituito dal segno di croce +).
- numerazione per posizione nelle canne di facciata (crescente da sinistra a destra o viceversa).
- numerazione per canale del somiere (i canali sono numerati in modo crescente da sinistra a destra o viceversa, quindi ponendo le canne in successione numerica si ha l’ordine della facciata e la disposizione esatta delle note sul somiere: questo aspetto è interessante per lo studio della catenacciatura).
- numerazione di ritornello (abituale in Callido, probabilmente non correlata allo strumento, ma semplicemente ad uso di colui che tagliò ed assemblò le canne: si trova solo sulle canne di ritornello del ripieno, fra 1/4′ e 1/8′, vedi oltre)
- segnatura di registro (estesa, abbreviata, nome, numero, sigla)
- sulla prima canna generalmente: da ciò si può desumere il punto d’inizio della fila (ad esempio del registro di voce umana o fiffaro), la spezzatura fra bassi e soprani (prima canna del flauto traverso 8′ per esempio), o eventualmente la condivisione delle prime canne fra due registri (è normale in organi di Callido che le prime otto canne dell’Ottava 4′ suonino anche per il Flauto in VIII)
- sull’intera fila nel caso di registri composti (ripieni, misture, cornetto, sesquialtera, ecc.), ossia nel caso di raddoppi o rinforzi (principale doppio o triplo), oppure in singole file. Queste possono essere numerate per disposizione di stecca sul somiere dal fronte al fondo o viceversa, o siglate (ad esempio con abbreviazioni – P per principale, O per ottava, F per flauto – oppure con simboli o monogrammi)
- firma dell’autore, date, commenti (non fanno parte del sistema di segnatura, ma sono importanti per ricostruire la storia dello strumento)
- segnatura di nota (a lettere), con le sottocategorie
- in base all’epoca e all’ambito
- il ductus o l’aspetto grafico della punzonatura possono dare indicazioni di tipo cronologico o geografico: i numeri e le lettere cambiano forma dal Quattrocento a oggi, e alcuni in particolare sono riconducibili a contesti ben definiti. Per esempio si trovano il due fatto a “Z”, il cinque fatto a “S”, il quattro aperto , il sette senza trattino, l’otto rovesciato sul fianco, l’uno con il puntino (i) e il sei e il nove sottolineati, e per le lettere si potrebbero compilare interi capitoli.
Lo studio del sistema di notazione spesso fornisce dati interessanti: unendo, ad esempio, i dati relativi alla misura delle canne (lunghezza del corpo e diametro) con le indicazioni di nota (o con quelle di tasto) si risale alla composizione del ripieno e delle altre mutazioni (file in ottava, quinta o terza). A volte si deduce la presenza di tasti spezzati (in strumenti rinascimentali la coesistenza di segnature diverse per la stessa nota – Sol# e Lab, Re# e Mib – potrebbe non essere casuale). Altre informazioni riguardano la divisione tra bassi e soprani, la disposizione delle canne sul somiere, l’estensione dello strumento e quindi la presenza dell’ottava corta.
In certi strumenti la prassi di scalare le canne verso l’acuto e quindi accorciarle porta alla incoerenza della segnatura rispetto alle dimensioni dei tubi sonori, e talvolta addirittura alla scomparsa della segnatura stessa (quando questa si trova sul corpo in alto, come nel caso callidiano). Anche l’accorciamento e l’allungamento del piede possono asportare la segnatura.
Gli interventi sullo strumento lasciano tracce nel complesso delle segnature, con sovrapposizione o coesistenza di più sistemi: questo fatto va tenuto presente nel momento del riordino, per stabilire quali modifiche possono essere state apportate alla disposizione originale e a quando esse possono risalire.