La ventola
Consiglio vivamente di acquistare un motore elettrico monofase orizzontale (potenza 70 Watt, portata 1.5 mc/min) da un costruttore quale Laukhuff o Daminato. Si tratta di oggetti costosi ma sicuramente molto efficienti, forniti di sordina, con ventola perfettamente equilibrata e priva di vibrazioni, poco ingombranti, per i quali non è necessaria alcuna manutenzione. Gli sforzi per tentare di adattare ventilatori o aspiratori nati per altri usi forse non saranno compensati: chi vuol tentare questa soluzione ne deve essere ben consapevole.
Io sono soddisfatto della collocazione esterna della ventola. Il motivo è semplice: avendo più spazio in cassa si può aumentare la superficie della tavola mobile del mantice. Il fruscio prodotto dal vento in uscita dalla ventola può essere isolato riducendo la lunghezza del condotto e limitandone le strozzature o le curve troppo brusche. Ideale sarebbe riuscire a collegare il motore direttamente alla secreta. Ma ciò non è possibile, perciò si può collegarlo mediante un tubo flessibile PAP (carta-alluminio-carta) corredato di due flange di multistrato impermeabilizzate con vernice e guarnite con pelle e feltro per impedire fughe d’aria.
Il diametro del tubo dipende dalla sezione della bocca del motore: solitamente 39×39 mm. Si può perciò usare il tubo da 46.5 mm di diametro che forniscono gli stessi rivenditori. In alternativa al tubo flessibile si possono usare condotte rigide di PVC (magari nascoste dentro un normale condotto di legno). Condotti di sezione circolare con pareti interne lisce aiutano a ridurre gli attriti del vento, i fruscii e le turbolenze.
Il motore può essere protetto in una scatola di legno, e il condotto collegato alla cassa dell’organo con un inserimento “a baionetta”, opportunamente guarnito con pelle.
Collocare il motore nel basamento della cassa è molto più laborioso, inoltre obbliga a rimuovere la sordina, alta circa 10 cm, per ridurre l’ingombro in cassa. Bisogna poi considerare anche l’aumento del peso complessivo dell’organo.
Il mantice
Il mantice è di tipo ibrido: deriva dal mantice a cuneo, ma non ha pieghe, come un mantice a sacco o a tavola flottante. È alloggiato sotto il somiere: il pavimento della secreta ne costituisce la tavola fissa, mentre un pannello di compensato è usato come tavola mobile. La pressione è prodotta dalla spinta di una molla opportunamente calibrata, anch’essa acquistabile presso Laukhuff. Più laboriosamente la si può ricavare unendo fra loro ad un’estremità con dado e bullone due lastrine di acciaio armonico dallo spessore di 1.5 mm lunghe 20 cm circa. La si dovrà sagomare a forma di V, chiudendola in una morsa e divaricando con forza i bracci. Le estremità libere saranno poi piegate a uncino e appuntite con la smerigliatrice angolare (o “flessibile”). La regolazione precisa della forza potrà essere fatta solo quando il mantice sarà collegato alla ventola. La molla andrà fissata alla tavola mobile a metà della larghezza e a 5-6 cm dal bordo del lato libero, incastrandola nelle tacche ricavate sulla tavola stessa e sul fondo della cassa.
Nel pavimento della secreta, solitamente a sinistra, a circa 2 cm dalla parete interna della secreta stessa, si apre il foro per l’ingresso dell’aria in pressione che arriva dalla ventola, calcolando una sezione di circa 4 cm quadrati (pari a un quadrato di 2×2 cm) per registro. Altrimenti, se la disposizione interna delle canne e la meccanica dei registri lo consentono, si può aprire il foro di alimentazione della secreta nel fianco sinistro della stessa, evitando così la curvatura del condotto. In questo modo la tavola mobile del mantice potrà occupare l’intera superficie del somiere. Per piccoli organi positivi è normale calcolare per la tavola una superficie di 400 cm quadrati (pari a un quadrato di 20×20 cm) per ciascun registro, più un po’ di riserva. Date le dimensioni della secreta, il mantice risulterà sufficiente a fornire la giusta quantità d’aria in pressione.
Nel pavimento della secreta dal lato opposto a quello dove sono fissate le molle dei ventilabri dovrà essere aperta una finestra (ad esempio larga circa 25 cm e lunga circa 70 cm). Il pannello che se ne ricaverà può essere convenientemente usato come tavola mobile, rifilandone uno o due centimentri lungo i bordi e tagliando via a 45° i due angoli dal lato mobile. Lo si fissa in luce nella suddetta finestra, centrato lungo il lato corto destro, mediante due cerniere di ottone o alluminio fissate con viti. Lungo i due lati liberi maggiori si incollano due larghi triangoli di pelle di montone e sul lato corto libero si incolla una striscia rettangolare altrettanto larga. Il lato corto che funge da cerniera deve essere parimenti impellato. Sui due angoli dal lato libero si incollano due losanghe di pelle più morbida, che permettano la chiusura del mantice ripiegandosi all’interno. Tutti i bordi delle tavole mobile e fissa dovranno essere ben assottigliati, levigati e stondati con carta abrasiva per facilitare i movimenti del mantice.
Una volta installato il somiere nella cassa, la tavola mobile del mantice non potrà più essere smontata, e l’accesso al ventile di regolazione del vento potrà avvenire solo dalla secreta. Perciò è bene curare che l’impellatura sigilli lungo tutto il perimetro, che la guarnizione non sia eccessivamente spessa e che possa piegarsi ed espandersi liberamente.
Il ventile di regolazione
Si aprirà un foro di 3 mm nella tavola mobile a metà della larghezza e a 4-5 centimetri dal bordo del lato mobile, nel punto di fissaggio del cordino che la collega al ventile. Quest’ultimo è necessario per regolare il vento generato dalla ventola: quando il mantice è vuoto l’aria deve arrivare pronta e abbondante, mentre quando il mantice è pieno il flusso deve essere bloccato. A questo scopo si colloca una valvola, una sorta di ventilabro largo e piatto, appoggiata sull’apertura del condotto nel lato interno della secreta, e tenuta scostata dall’apertura stessa mediante una molla a trazione oppure con un’astina elastica. Quando l’aria riempie il mantice, la tavola mobile si sposta, trascinando con sè il cordino collegato al ventile, che viene così forzato a chiudere l’apertura del condotto, bloccando il vento. La molla produce la pressione con cui il vento alimenta le canne. Appena la pressione nel mantice cala, la spinta della molla vince quella dell’aria e fa chiudere il mantice, quindi il ventile si riapre, permettendo alla ventola di portare nuovamente il sistema in equilibrio. Questo sistema di regolazione è compatto, molto efficiente e sensibile alla minima escursione della tavola mobile. La valvola a tendina è invece piuttosto ingombrante e meno sensibile, richiede alla tavola escursioni più ampie, perciò la si impiega prevalentemente con mantici grandi.
Per far sì che il cordino chiuda il ventile, trascinato dalla tavola mobile, bisogna normalmente usare una o due carrucoline che raddrizzino il moto del cordino, facendolo agire perpendicolarmente alle superfici d’aggancio. Un utile ripiego possono essere i rulli di teflon che si impiegano per lo scorrimento delle cinghie nelle serrande avvolgibili. Il cordino dovrebbe essere molto robusto e poco elastico del tipo impiegato in nautica. Può essere fissato alla tavola mobile facendolo passare attraverso l’idoneo foro e annodandolo dopo averne regolato la lunghezza in funzione dell’apertura massima della tavola. L’altro capo sarà legato al ventile allo stesso modo.
Il ventile deve essere montato così da potersi aprire liberamente, senza interferire con le molle dei ventilabri. Inoltre esso deve appoggiare sull’apertura, ricoprendola per circa 5 mm lungo il perimetro. Si faccia attenzione a porre il ventile sempre a valle dell’apertura, affinché la corrente del vento ne faciliti l’apertura anziché opporvisi, generando talvolta un fastidioso effetto di tremolo.
Va da sé che il collegamento elettrico del motore alla linea deve essere eseguito a regola d’arte, magari avvalendosi dell’aiuto di un tecnico. Nel caso lo strumento sia fisso stabilmente nel luogo d’utilizzo, si potrebbe interporre tra la presa e il motore un interruttore con fusibile.
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