La scuola veneta

L’opera del Casparini interessò invece la zona nord-orientale dell’Italia a partire dal 1651: Trieste (Cattedrale), Padova (Eremitani, Santo, S. Giustina), Venezia, Trento (S. Maria Maggiore, 1686) e Alto Adige, con la prosecuzione attraverso gli allievi Michele Colberg e Giuseppe Fontanarosa. Poiché dell’intera area veneta non ci è pervenuto alcuno strumento, anteriore alla metà del secolo XVIII, risulta difficile stabilire precise corrispondenze stilistiche tra l’attività caspariniana e quella degli organari veneziani immediatamente successivi (Antonio Giorgio, Cosimo Tutino, Cristoforo Griffo, Carlo e Felice Beni, Giuseppe Grossi, Giuseppe Bertoni, Angelo Capelli, G. B. Mariotti, Giovanni Battista Pescetti). Forse l’esclusiva preferenza attribuita al somiere “a tiro” dalla scuola veneziana settecentesca va imputata alla lezione caspariniana.

Il dalmata Pietro Nacchini (1694 – post 1769, dapprima frate minore col nome di fra Paolo da Sebenico, indi sacerdote secolare) è ritenuto da molti il primo esponente della scuola veneta: essi si diffonde con l’opera degli allievi diretti e collaboratori Francesco Dacci (c. 1712 – 1790) e Gaetano Callido (1727 – 1813) e dei loro rispettivi discendenti Giacomo (c. 1720 – 1790) e Francesco (II) Dacci (1751 – 1804), Agostino (1759 – 1826) e Antonio Callido (1762 – 1841), senza contare gli altri rappresentanti G. B. Piaggia, Francesco Merlini (+1818), i Moscatelli (Domenico, Gaetano, Nicolò, Paolo e Antonio), l’udinese Francesco Comelli, il muranese Antonio Barbini.

La scuola presenta tratti molto omogenei: attraverso una selezione rigorosa delle possibilità sonore e tecniche della tradizione classica, essa ha fissato dei canoni che non ha sostanzialmente mai abbandonato.

Nonostante i forti legami con la tradizione, la scuola veneziana salvo rarissime eccezioni non praticava né il restauro nè la parziale riutilizzazione di strumenti preesistenti.

Il Ripieno è ostinatamente mantenuto a file separate, con l’osservanza rigorosa dei “ritornelli” dopo il limite di 1/8 di piede. Non esistono “mutazioni composte” come la sesquialtera e simili.

I “registri da concerto” sono di solito divisi in bassi e soprani (fra C#3 e D3 negli organi di base 8′). Solo la Voce Umana e la Cornetta (flauto in XVII) sono limitati ai soprani, mentre il Flauto in XII nel modello praticato da Callido raramente compare solo nei soprani (vedasi S. Francesco di Paola in Venezia). La Violetta 4′ compare soltanto nei bassi a Loreo (Parrocchiale) e a Costa (Rovigo). Merlini usa limitare il Flauto in XV ai soprani.

Il Principale è comunemente la base per il Ripieno e per i registri di mutazione di concerto.

Diffusa è la presenza di registri ad ancia con tuba corta: i Tromboncini con tuba di stagno, il Violoncello di legno (cipresso e bosso), il Trombone (di stagno) al pedale.

Tradizionale è la collocazione delle ance in facciata davanti al prospetto; il secondo corpo d’organo (sempre concepito come riduzione del primo organo) generalmente trova posto nel basamento della cassa a sinistra delle tastiere. Diversamente dalle altre scuole italiane centro-settentrionali quella veneziana usò esclusivamente il somiere “a tiro”, adottò misure larghe per il Principale (e anche per il Ripieno), praticò flauti a cuspide, a camino e tappati escludendo il tipo cilindrico aperto. Altre caratteristiche sono l’accordatura calante della Voce Umana, bocche delle canne sempre sopra il crivello (tranne la Voce umana di Callido), facciata ad unica campata con canne disposte a cuspide con ali, ubicazione preferita dell’organo sopra la porta d’ingresso principale, estrema parsimonia di accessori. Generalmente la lavorazione è molto accurata e i materiali sono di buona qualità.

La scuola veneziana estese progressivamente la sua attività a tutti i territori allora soggetti alla Repubblica di Venezia (sino a Palazzolo sull’Oglio e al Bresciano, l’Istria e la Dalmazia), alla Romagna (giungendo sino a Bologna) e alle Marche, con sporadiche presenze anche più a Sud. Durante il primo decennio dell’Ottocento la rigidità dell’indirizzo stilistico si stempera sotto l’influsso della scuola lombarda: interpreti di questa evoluzione furono i figli di Gaetano Callido, i Bazzani di Venezia (Giacomo senior 1771 – 1856, i figli Alessandro senior 1814 – 1872 e Pietro senior 1816 – 1880), il padovano Angelo Agostini (1809 – post 1883), i vicentini Giovanni Battista De Lorenzi (1806 – 1883) e G. B. Zordan, il friulano Valentino Zanin, documentato dal 1820 circa e capostipite della famiglia attiva ancor oggi.

La tradizione organaria italiana – storia