La scuola toscana

In Toscana si costituì la scuola organaria che più d’ogni altra mantenne fino alla fine la propria individualità, tenacemente fedele da un lato alla tradizione rinascimentale, dall’altro aperta all’invenzione, come testimonia l’inconfondibile tavolozza dei registri “di concerto”.

Il legame con l’organaria rinascimentale è provato dall’osservato rispetto per gli strumenti dell’epoca aurea, sicché nella regione oggi abbondano organi cinquecenteschi e altri spesso incorporanti cospicui nuclei di canne antiche.

La scuola rimase fedele – almeno negli organi di maggiori dimensioni – al somiere “a vento”.

Sopravvisse fino alla seconda metà inoltrata dell’Ottocento la prassi di raddoppiare il Principale nella tessitura acuta.

Ripieno è a file scempie e di regola limitato alla XXIX.

Flauto in VIII è il preferito fra i registri di concerto. Compaiono la Voce Angelica Soprani 8′ (flauto cilindrico con bocca di principale), i Flauti tappati unissoni del Principale (“in selva” con canne di legno, “traverso” con canne metalliche, con le più gravi in comune con il Principale), il Cornetto Chinese Soprani (flauto in quinta), il Cornetto propriamente detto (con la frequente composizione: VIII-XV-XVII).

Analogamente alla scuola lombarda, anche quella toscana praticò una doppia coppia di registri ad ancia: Tromba Bassi 8′ e Tromba Soprani 8′, Clarone Bassi 4′ e Bombarda Soprani 16′. Le tube sono di banda di latta e per tutti i registri il canaletto è del tipo a sezione cilindrica, con “testa” riportata; conservando come base questo modello di canaletto, i maestri toscani praticarono il Mosetto, la Voce Umana a lingua, il Violoncello, il Corno Inglese, con tube di varia foggia di stagno o di lega. Molti degli elementi costruttivi furono certamente desunti dall’organo della chiesa di S. Spirito di Pistoia costruito da Willem Hermans nel 1664.

Lo strumento progettato da Azzolino Bernardino Della Ciaia e costruito sotto la sua direzione per la chiesa di S. Stefano dei Cavalieri a Pisa (1737) fu il prodotto della collaborazione di più organari: tra essi era Giovanni Francesco Cacioli, con due apprendisti, i fratelli pistoiesi Antonio (1704 – 1791) e Filippo Tronci (1717 – 1788).

Luigi (1755 – 1803), Benedetto (1756 – 1821) e Marcantonio Tronci, figli di Filippo, proseguirono l’attività, seguiti poi da Filippo (1795 – 1847), figlio di Luigi, e da Bartolomeo (1807 – 1855), figlio di Marcantonio; la quarta generazione (figli di Filippo) è costituita da Luigi (1823 – 1911) e da Cesare (1827 – 1874); Filippo (1849 – 1919), figlio di Luigi, chiude la serie, assorbendo nel 1883 la rivale fabbrica degli Agati e dando così vita alla regione sociale Agati-Tronci: gli organi prodotti sotto tale egida recano numeri altissimi (oltre il migliaio), evidentemente ottenuti sommando le precedenti numerazioni separate delle due fabbriche. Dopo la morte di Filippo, il fratello Giuseppe (1879 – 1966) continuò, soprattutto con lavori di manutenzione, in associazione con Leopoldo Del Sere e con sede a Lucca fin verso il 1930, indi da solo.

Il capostipite degli Agati, Pietro (1735 – 1806), fu apprendista presso i Tronci e completò la sua formazione sotto Filippo Gatti a Bologna; ne continuarono l’attività il figlio Giosue (1770 – 1847) e il figlio di questi Nicomede (1796 – 1885); stretti dalla concorrenza dei rivali concittadini, gli Agati trovarono spazio fuori Pistoia, dapprima nelle zone collinari e montuose dell’Appennino, poi via via in tutta la Liguria e nel Piemonte meridionale.

La terza importante dinastia organaria toscana fu quella dei Paoli di Campi Bisenzio (Firenze), iniziata da Michelangelo (1777 – 1854) e Giacobbe (1786 – 1855) suo fratello, proseguita dai figli del primo: Felice (1814 – 1845), Paolo (1815 – post 1860), Emilio (1819 – 1851), Lorenzo (1820 – post 1869) e Raffaello (1822 – post 1893), da Giuseppe (1844 – 1921) e Felice (1848 – ?), figli di Paolo, da Ulisse (1865 – 1941), Aurelio (1880 – 1950) e Umberto (1884 – 1956), figlio di Giuseppe, da Danilo figlio di Ulisse e da Marcello figlio di Aurelio; inoltre da Alessandro (1843 – 1859), Pietro (1884 – post 1895) e Felice (1849 – post 1907, coadiuvato dal figlio Odoardo), figli di Raffaello; infine dai discendenti di Giacobbe: i figli Serafino (1809 – post 1854) e Francesco (1825 – 1889); il figlio di questi Carlo (1845 – 1906) e i suoi figli Elvino (1876 – 1911) e Donatello (1887 – ?). I Paoli raggiunsero con la loro attività quasi tutte le zone della Toscana e le regioni limitrofe; essi rimasero tenacemente fedeli all’impianto tradizionale toscano fino ai primi anni di questo secolo e seppero realizzare strumenti dalla disposizione ricca e fantasiosa (come Arezzo: SS. Annunziata, 1849 o Antraccoli di Lucca: Parrocchiale, 1856); tratti caratteristici sono la collocazione della Voce Angelica sopraelevata alimentata da cannelli metallici derivanti dal somiere maestro, il Corno dolce soprani 16’e il Flautone soprani 8′ con canne “a camino”, l’articolazione del Cornetto in file separate (Ottavino 4′, Nasardo 2 2/3′, Decimino 2′, Sesquialtera 1 3/5′), integrato nei bassi da un Cornetto Reale.

La tradizione organaria italiana – storia