Purtroppo sviste e refusi possono capitare a tutti: ne ho trovati nelle fonti citate, peraltro facilmente individuabili. Chiedo scusa ai lettori per quelli che involontariamente mi sono sfuggiti, e prego di segnalarmeli.
Buona parte delle incomprensioni è dovuta all’oscurità con cui volutamente si operava, mantenendo segrete le formule o velandole di mistero. Un’altra buona parte degli errori di valutazione è giustificata dalla laboriosità dei computi matematici. Sono infatti possibili due strade che portano alle medesime soluzioni: quella geometrica e quella aritmetica, applicate entrambe ai rapporti intervallari fra le varie note della scala.
La via geometrica si propone di costruire le suddette proporzioni mediante l’uso di riga e compasso, quella aritmetica invece le calcola operando con le frazioni. La prima appare pratica, precisa e affidabile nell’esecuzione, visivamente permette di abbracciare con un solo sguardo l’evolversi della progressione e di compararla con altre. È perciò comprensibile che questa fosse la via canonica seguita dagli organari antichi. L’aritmetica permette di ottenere gli stessi risultati, rappresentandoli come quantità numeriche e non come segmenti, e ciò può essere utile per fissare un limite di precisione a piacere, decidendo le tolleranze e gli arrotondamenti, che invece nella rappresentazione grafica sono casuali. Infatti lo spessore del tratto, la scala del disegno, imperfezioni degli strumenti, perfino gli allungamenti subiti dal foglio di carta o pergamena con il variare dell’umidità possono generare scarsa accuratezza.
Le discrepanze fra la suddivisione ottenuta con le frazioni e quella ottenuta con le radici non sono enormi, però rispecchiano due diversi modi di operare. Marin Mersenne nel ponderoso trattato Harmonie universelle, Parigi 1636, nel libro V della seconda parte dedicato al liuto afferma quanto segue:
[…] car si l’on tend une chorde qui soit moyenne proportionelle entre les deux chordes qui font le ton, l’Octave, ou quelque autre intervalle, le dit ton, ou l’autre intervalle proposé sera divisé en 2 parties esgales: de sorte que le premier demy-ton du ton maieur sera iustement esgal au second demy-ton […]
Illustra come dividere un intervallo in parti uguali per mezzo dei medi proporzionali, facendo ricorso al secondo teorema di Euclide, ma anche per via aritmetica, usando operazioni complesse come l’elevazione a potenza e l’estrazione di radice. Nepero aveva da pochi anni, 1614, proposto l’uso dei logaritmi e Briggs cominciò a diffondere le prime tavole logaritmiche subito dopo, 1617-1624. Mersenne se ne avvantaggiò immediatamente. Oggi il ricorso alla calcolatrice, o meglio ancora al foglio elettronico, ci risparmia il computo manuale.
- Rapporto di nota
- proporzione usata per calcolare gli intervalli fra i gradi della scala, necessaria per risalire alle lunghezze d’onda e quindi alla lunghezza di lastra delle canne.
- Rapporto di lastra
- relazione fra i lati della lastra di metallo usata per formare la canna; è solitamente espresso con una proporzione, per esempio 1:1,682 oppure 1:4, per indicare che fatta pari all’unità la larghezza della lastra, la lunghezza equivale al divisore; essendo la lastra rettangolare, il rapporto è sempre minore di 1 e nel caso limite di lastra quadrata vale 1. Tale rapporto può essere costante o variabile entro il registro.
- Rapporto di misura
- relazione che sussiste fra le larghezze di lastra di due canne all’intervallo di un’ottava: può rispettare la proporzione pitagorica di 1/2 (la stessa che lega anche le lunghezze), oppure può seguire altri criteri, con valori razionali o irrazionali. Talvolta è chiamato anche rapporto d’ottava, ma non va confuso con l’omonimo rapporto di nota riguardante l’intervallo di ottava.